martedì 5 luglio 2011
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Quando si manovra politicamente, si prendono sempre rischi. Quando la manovra è economico–finanziaria, si prendono soprattutto fischi. Qualche volta rischi e fischi si mescolano in modo inestricabile e più che motivato. È purtroppo esattamente quello che sta accadendo in queste ore mentre dalle pieghe dei provvedimenti  destinati a mantenere il più possibile in ordine i malmessi equilibri contabili del Bel Paese emergono particolari sconcertanti. Si possono chiedere, in forma di ticket, sacrifici probabilmente inevitabili, ma certo pesanti e amari ai malati. Si possono, e forse si devono, bloccare per un altro anno il turnover e gli aumenti di stipendio nella pubblica amministrazione. E si può persino decidere che in questo Paese, dove l’evasione fiscale è ancora e sempre scandalosa, “ricchi” a cui chiedere di più siano i pensionati che incassano trattamenti previdenziali da – udite udite –  oltre 1.428 euro lordi al mese...Ma non si capisce perché i tagli ai “costi della politica” siano invece tutti orientati al futuro e debbano ridursi, qui e ora, alla sola riduzione dei voli di Stato. E soprattutto non ci si capacita del motivo per cui in una manovra così aspra e dura, e in un momento così complicato per l’Italia e per la stessa maggioranza che la governa, debba saltar fuori una norma che, in sé, può avere una logica, ma che, oggi, appare tagliata su misura per una vicenda – il lodo Mondadori – che riguarda un’azienda di famiglia del premier.  I rischi di una simile scelta sono più forti persino dei fischi che scatena. Tutto si può capire, ma non tutto si può spiegare e accettare. E gli errori si correggono.
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