C’è un regalo, tra gli altri ricevuti ieri mattina, che deve aver fatto cogliere al Papa di essere stato capito da un Paese che i numeri raccontano come in grande maggioranza «ateo». Tra le mani Benedetto XVI si è visto infatti consegnare la copia di un’antica effigie mariana celebre in Boemia, una Vergine con Bambino. Ma non è tanto il suo pregio artistico a colpire oggi: dono di santa Ludmilla al giovane nipote – quel re Venceslao oggi venerato come patrono della Repubblica Ceca –, l’immagine fu infatti incisa nel metallo ottenuto dalla fusione di alcuni idoli pagani. Venceslao la portò sempre sul petto, fino all’ora del martirio, quando non aveva ancora compiuto trent’anni. Nel crogiolo di una fede che infiamma l’uomo e trasforma la storia, gl’idoli del paganesimo sono liquefatti dall’irrompere del Vangelo, che dà forma a una civiltà nuova nella quale non si adorano i propri miraggi ma si segue una Persona, dal fascino senza fine e senza tempo.Quando esce dal labirinto di specchi dove non vede altro che se stesso, l’uomo scopre che il cielo e la terra sono alleati per sempre nella sua stessa vita quotidiana. Questa inimmaginabile libertà conquistata a ciascuno di noi è ciò che ha spalancato al cristianesimo il cuore di giovani come Venceslao, e che ieri – come infinite altre volte a un incontro con Pietro – ha calamitato sulla spianata di Starà Boleslav quindicimila giovani cechi, molti più di quelli che gli scettici osservatori locali si attendevano di vedere: in un Paese ateo – di quell’ateismo d’oggi, popolato dei più stravaganti idoli – chi volete voglia ascoltare il Papa? I ragazzi di Praga, poi, disincantati come sono? Ma già nella notte di domenica la storica spianata mostrava i segni di un fenomeno inatteso: per unirsi a Benedetto molti giovani si andavano infatti accampando su quello stesso suolo che mille anni fa venne bagnato dal sangue di un loro coetaneo, ucciso per un calcolo di potere in odio alla sua disarmata fedeltà a Cristo. Una veglia simile a tante vissute nelle Giornate mondiali della gioventù in giro per il mondo. Niente di diverso, in fondo. Eppure, nel cuore dell’«atea» Boemia, ieri è andato in scena il nuovo miracolo delle "sentinelle del mattino" capaci di mostrare al loro stesso Paese che non tutto è spiegabile da certi sondaggi superficiali, da taluni sociologi sbrigativi, da qualche editorialista saccente. La Boemia, l’Europa, non hanno smarrito Dio: sono state ingannate con un nuovo paganesimo, e tanti figli del nostro complicato tempo non vedono l’ora di togliersi di dosso questo appiccicoso e umiliante giogo. Hanno bisogno di occasioni, hanno bisogno di una Parola.Ieri dunque la storia è passata di nuovo da Starà Boleslav, non più attraverso il sangue ma nel felice abbraccio di alcune migliaia di persone nuove e libere nel cuore, che nella mite figura di Papa Benedetto hanno intuito il maestro che cercavano, un padre per la vita, e che nella Chiesa stanno trovando chi parla loro di Cristo come un incontro che libera, oggi al pari di mille anni fa. «In ogni giovane – ha detto il Papa ai quindicimila della spianata, avanguardia di quella "minoranza creativa" evocata sabato – c’è un’aspirazione alla felicità talvolta mescolata a un senso di inquietudine; un’aspirazione che spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante». Questa domanda del cuore invece «esige una risposta vera ed esaustiva». Per averla incontrata, Venceslao pagò con la vita. Un piccolo e disarmato esercito di suoi giovani connazionali vuole risalire la corrente dell’ateismo edonista, mostrando che gl’idoli – oggi come ieri – al calore del Vangelo finiscono per squagliarsi.