Il mondo musulmano è alla vigilia del mese di Ramadan. Milioni di persone si preparano a vivere un lungo tempo di digiuno, rispettando così uno dei cinque pilastri della fede islamica. Si attribuisce al digiuno la capacità di insegnare al credente l’autodisciplina, l’appartenenza alla comunità (la
Umma), la pazienza e l’amore per Dio. Con il digiuno i musulmani vivono una purificazione umana e spirituale. Proprio alla vigilia di questo tempo sacro per l’Islam giunge da uno dei più popolosi Paesi musulmani, il Pakistan, la buona notizia che il governo federale ha deciso di far rinascere il ministero per le Minoranze religiose, abolito dopo l’assassinio del ministro cattolico Shahbaz Bhatti. Avverrà con nuove modalità, a partire dal nome: ministero per l’Armonia nazionale. Il dicastero sarà federale e disporrà di un portafoglio, elementi fondamentali per fare una politica di rilievo nazionale. Tra i compiti del nuovo dicastero: la tutela delle minoranze religiose, tra cui quella cristiana, la promozione della pace, della tolleranza e del dialogo interreligioso. È una scelta significativa in sé e per il momento in cui avviene, la vigilia del mese di Ramadan. Naturalmente, si tratta di una decisione nata anche per ristabilire equilibri politici nella fragile coalizione governativa con l’inserzione di un partito centrista, il Pakistan Muslim League, a cui appartiene il nuovo ministro di Stato, il cattolico Akram Gill. Ma in ogni caso é un provvedimento significativo. Anche perché la guida del dicastero sarà in mani cattoliche con doppia responsabilità: Paul Bhatti, fratello del ministro ucciso pochi mesi fa, con il rango di consigliere speciale del premier e la facoltà di sedere nel Consiglio dei ministri, e il citato Akram Gill, con il rango di ministro di Stato, che equivale a sottosegretario. La duplice scelta è dovuta al fatto che Paul Bhatti, non essendo parlamentare non può essere ministro. Sarà lui però la figura di spicco del nuovo dicastero federale, accogliendo l’eredità del fratello martire. Uno dei primi nodi che il ministero dovrà affrontare, nella scia della battaglia civile di Shahbaz Bhatti, è quella della legge sulla blasfemia, spesso utilizzata ad arte per colpire avversari e nemici. In numerosi casi i cristiani ne hanno fatto le spese. Il caso di Asia Bibi resta emblematico nella sua drammaticità, conseguenza di una legge che i vescovi pachistani non esitano a definire da tempo «ingiusta e discriminatoria». Il titolo di ministero per l’Armonia è significativo proprio per la realtà così difficile e violenta in cui vivono milioni di pachistani. La ricerca dell’armonia appare davvero vitale in questo grande e complesso Paese. È di ieri la notizia che undici musulmani sciiti sono stati uccisi a Quetta, per mano di un fanatico sunnita, in un attentato definito di origine settaria dalle autorità. Il Pakistan, "Paese dei puri", è da sempre in ricerca di una sua identità e di una convivenza pacifica dopo una storia tanto travagliata: cerniera tra il mondo arabo-islamico e l’Asia centrale, alleato con la Cina, stretto tra modernizzazione e tradizioni, tra islam e tensioni etniche, scosso dalla lotta al terrorismo, fatica a trovare la strada per la piena democrazia. Si tratta di una transizione lenta, irta di continui ostacoli, non ultimo quello evidenziato dalla presenza di Osama Benladen sul proprio territorio. Il sostegno degli Stati Uniti, tradizionale alleato, è meno convinto in questi tempi. Il mese di Ramadan, tempo di digiuno e purificazione per l’islam, è un’occasione perché i musulmani pachistani possano riflettere pacatamente sul proprio avvenire. Il nuovo ministero per l’Armonia nazionale potrà avere un ruolo decisivo, se messo in grado di lavorare nello spirito di Shahbaz Bhatti, per rendere pacifica e sicura la convivenza tra le tante anime del Paese, condizione fondamentale per realizzare la democrazia.