giovedì 29 luglio 2010
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Già in questo weekend di esodo chi si metterà in viaggio farà i conti con alcune disposizioni del nuovo codice della strada varato ieri dal Senato. L’applicazione della restante parte della normativa (una sessantina di articoli) seguirà. Ma forse non tutto diventerà realtà in tempi rapidissimi: sulla targa personale – che si può trasferire di veicolo in veicolo – il balletto dura da decenni. Staremo a vedere.I cambiamenti introdotti in materia di circolazione e traffico sono di grande impatto e di indubbia utilità nel contesto di una normativa giocata all’insegna del rigore. E, considerando i comportamenti irresponsabili di non pochi automobilisti, il rigore diventa esigenza sacrosanta, attitudine doverosa da parte del legislatore. Sulle strade si contano troppi incidenti, troppi morti e troppi feriti, non soltanto il sabato notte o durante i massicci spostamenti estivi.Così, se da un lato nel nuovo codice spuntano norme che affrancano il cittadino da comportamenti persecutori da parte della pubblica amministrazione (le contravvenzioni saranno notificate entro 90 giorni e non più entro 150: dopo cinque mesi come si può essere in grado di addurre eventuali giustificazioni?), dall’altra si annuncia vita durissima per chi alza il gomito o fa uso di sostanze in grado di alterare la percezione della realtà (droghe) e per chi ritocca il motore delle minicar. La messa sotto tutela dei neopatentati (alcol zero, niente veicoli potenti) risponde a esigenze pedagogiche finalizzate alla sicurezza: non si diventa automobilisti provetti dall’oggi al domani, esperienza e maturità non si acquisiscono in poche ore di lezione al fianco dell’istruttore.Tutto bene dunque? Quasi. Sposare la logica del rigore, rendere stringenti le normative, aggravare le sanzioni costituiscono scelte di indirizzo che da sole non sono risolutive. Queste scelte potranno rivoluzionare il modo (disinvolto, diciamolo) con il quale gli italiani si rapportano alla circolazione stradale a patto che siano accompagnate da un robusto, capillare e continuativo lavoro di controllo da parte di chi a ciò è delegato. Non serve a nulla minacciare pene edittali da brivido se poi manca la puntuale individuazione dei trasgressori. L’automobilista corretto si sentirà preso in giro quando chi brucia il rosso, sorpassa in barba alla riga continua o sfreccia a manetta a dispetto dei limiti di velocità ha – come avviene oggi – la quasi certezza di farla franca.Nell’estate 2003 l’ultimo ritocco al codice sembrava destinato a sradicare un malcostume inveterato. Andò a meraviglia per alcuni giorni: c’erano le telecamere dei tg a registrare il solerte intervento dei controllori e lo stupefatto sgomento dei controllati. Poi questi "reportage" non fecero più notizia anche perché la notizia – i solerti controlli – era evaporata, e si tornò da capo.L’auspicio è che non si ripeta un identico copione dopo i primi giorni di prevedibile effervescenza, con una tv affiancata ad ogni pattuglia. Il rigore ottiene risultati se applicato sempre, non con interventi spot, non soltanto all’alba di una domenica di esodo. Il rigore implica un serio controllo delle strade e del territorio, impraticabile se si tagliano organici e si distolgono mezzi alle forze preposte. Il rigore a parole risulta, al di là delle migliori intenzioni, sterile e controproducente, incapace di concorrere a quel miglioramento del livello di sicurezza sulle strade che pure è negli obiettivi del governo.Quanto all’etilometro, non attendiamoci miracoli. Uno può essere perfettamente sobrio e fare pazzie al volante, se sa che nessuno vede.
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