martedì 25 maggio 2010
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È finito il campionato di calcio, e pure la coppa di Champions league è finita in gloria. Però è ancora in corso il campionato, per così dire, più appassionante e faticoso per molti. No, non penso al Giro d’Italia, che sta riscoprendo tratti eroici. Ma a quell’altro Giro, o Tour o "campionatissimo" che è l’anno scolastico. Tantissimi bambini e ragazzi sono alle ultime battute di un impegno importantissimo, e non pochi sono quelli che tremano e tremeranno per il verdetto finale. Di scuola e dei suoi problemi si parla spesso in questi tempi sulle cronache, ma quasi sempre in modo superficiale e più per faccende economiche.Ieri, con un occhio alla colonnina di mercurio a settembre e tutti e due al bilancio turistico nazionale, ha tenuto polemicamente banco la ritornante ipotesi di far rientrare scolari e studenti in classe il primo ottobre, come i "remigini" d’un tempo. E non si placa il batti e ribatti sulla infelice uscita del leader del Pd Bersani che ha usato un linguaggio scurrile per attaccare l’azione del ministro Gelmini. Che è criticabile, va da sé, come ogni azione riformatrice, ma sarebbe meglio che i politici usassero un linguaggio meno basso per motivare i lori giudizi. L’uscita di Bersani ha poi un secondo effetto grave. La discussione si sta infatti incentrando sulle scuse che il segretario dovrebbe o no alla signora ministro, invece che entrare nel merito delle scelte sostanziali che si stanno compiendo.Proprio ieri, per esempio, sono stati depositati al Consiglio di Stato i contenuti dei programmi della "nuova scuola superiore" impostata dal governo e dai suoi esperti. Sappiamo che ci sono state discussioni anche vivaci all’interno e fuori delle Commissioni che hanno valutato su che cosa si formeranno gli italiani di domani. Ecco, questo sarebbe una questione su cui sarebbe interessante un vivo, acceso (e non banale) confronto. Si stanno decidendo infatti cose che possono disegnare il volto dell’Italia futura e dei suoi abitanti – sempre più meticci – definendo le competenze che la scuola offrirà loro. A coloro che spendono parole su come onorare l’identità italiana, come ricomprenderla alla luce dei tanti cambiamenti e sulla prossima ricorrenza dell’Unità politica del Paese, consiglierei meno retorica e più attenzione a queste faccende.C’è stata, in particolare, discussione sulla opportunità di offrire ai ragazzi dei vari Licei una formazione che segua l’esistenza di un "canone" della nostra letteratura. Come dire: ci sono degli imprescindibili autori che un ragazzo deve poter incontrare a scuola e che sono la colonna vertebrale e il tessuto nervoso e muscolare della nostra lingua e della nostra cultura. Da Dante a Manzoni, da Tasso ad alcuni grandi del Novecento come Montale, Ungaretti, Saba per venire infine più vicino ai giorni nostri. Alcuni non sono d’accordo con questa impostazione, e oppongono all’idea che un ragazzo debba avere delle competenze su tale canone il fatto che egli maturi delle "abilità" su un percorso che l’insegnante imposta a suo piacimento. Alla proposta del Ministero che svolge un discorso dove le competenze linguistiche e quelle letterarie seguono uno sviluppo, vengono opposte una serie di tabelle dove si sottolinea la necessità di avere abilità per sfogliare un dizionario così come un romanzo.Non c’è spazio per riassumere, qui, il valore dell’impostazione ministeriale e le implicazioni di tale discussione. Né per tornare su una mia proposta sovversiva a riguardo dell’insegnamento della letteratura nelle scuole secondarie – da render libero e facoltativo e assegnato a educatori in grado di appassionare i giovani alla lettura e all’arte – per salvare dallo scempio che in genere a scuola subiscono i nostri capolavori. Ma sarebbe bello che invece di invettive e offese sguaiate di un leader a un ministro, i politici dessero segno di avere a cuore il destino del Paese, e quindi della scuola, esponendo argomenti, idee e proposte in merito a quanto ci assumiamo la responsabilità di trasmettere ai più giovani. Il Ministero alla dine ha fatto la sua parte. E gli altri ? Questa sì sarebbe una bella discussione, finalmente più interessante. Pretendiamo troppo?
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