Con la decisione di far traslocare il G8 dalla Maddalena all’Aquila e il contemporaneo stanziamento di 8 miliardi di euro (1,5 per fronteggiare l’emergenza e 6,5 per la ricostruzione) da spendere nell’arco di tre anni, il governo italiano ha messo in campo una duplice sfida post-terremoto. Una sfida che senza timore di cadere nella retorica può essere definita titanica, vista da un lato la portata (soprattutto umana) della posta in gioco e dall’altro i rischi (politici, economici, d’immagine) che essa cela al suo interno. Il decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri, che completa e integra la promessa pronunciata pochi giorni fa dal presidente del Consiglio Berlusconi di dare comunque un tetto ai terremotati d’Abruzzo prima dell’autunno, si attuerà senza aumentare la pressione fiscale e, dunque, senza prelievi nelle tasche degli italiani. Sarà comunque garantito di ricostruire la propria abitazione o di rimetterla in sesto grazie al contributo a fondo perduto dello Stato: fino a 150mila euro (in caso di inagibilità totale) e fino a 80mila (nelle situazioni meno gravi). Le famiglie colpite dal sisma godranno anche della sospensione dei tributi, del pagamento dell’affitto e di aiuti per la scuola. Ma il pacchetto di interventi si intreccia, anche finanziariamente, con lo spostamento del G8 dalla Sardegna all’Abruzzo: i lavori del vertice – che potrebbe tenersi nella caserma della Guardia di Finanza all’Aquila, ma è disponibile anche l’albergo-fortezza di Campo Imperatore dove fu tenuto prigioniero Mussolini – comporteranno un risparmio di circa 220 milioni di euro, che andranno ad aggiungersi alle risorse messe in campo dal governo. Quanto alla Maddalena, sembra che verrà richiamata in servizio per ospitare il super-summit sull’Ambiente sollecitato dal presidente degli Stati Uniti Obama, senza vanificare perciò del tutto il lungo lavoro preparatorio nell’isola sarda. In compenso – è la stima del governo – il G8 all’Aquila attirerà oltre che l’attenzione mondiale dei media quelle risorse finanziare, occupazionali e d’impresa che l’indotto che accompagna ogni grande vertice internazionale usualmente innesca. Ma ciò che, sulla carta, appare come un progetto di notevole efficacia e di innegabile fantasia politica, peraltro salutato da un plauso consistente e diffuso da parte del mondo politico e sindacale (compresa, se pure con ovvie riserve, le aree di opposizione), è tuttora ricco di incognite. Agli altri sette grandi che l’Italia ospiterà sarà difficile dire di 'no' (Londra ha infatti dato subito il suo placet, Parigi e Berlino hanno fatto sapere che la scelta è comunque di spettanza italiana, mentre anche Washington ha preso tempo ma non ha affatto chiuso la porta). La questione principale attiene alla sicurezza, oltre che alla logistica. Non è per caso (i fatti di Genova 2001, come quelli di Göteborg e Seattle hanno dato lezioni e inferto ferite profonde...) che le riunioni internazionali di questa natura vengono, da tempo, tenute in località difficili da raggiungere o comunque lontane dai centri cittadini. La Maddalena in questo senso sarebbe stata perfetta, l’Aquila forse lo sarà un po’ meno. Quanto alle supposizioni circa una ragionevole 'non belligeranza' dei contestatori no global (alcuni gruppi riconducibili a quell’area sono presenti in Abruzzo come volontari al fianco dei terremotati), non possono purtroppo riguardare quelle frange estreme – come i black blocks o gli anarco- insurrezionalisti – per i quali un vertice fisicamente a portata di mano rimane una ghiotta occasione per condurre 'azioni' in faccia al mondo. Ma sotto gli occhi del mondo resterà, certamente e soprattutto, l’Abruzzo. E lo stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione sarà in qualche modo verificato e certificato con una tempestività e una globalità senza precedenti. Ci piace pensare tuto questo come la più forte e inattesa delle garanzie date ai terremotati. Il G8 dell’Aquila – e tutto lascia credere che all’Aquila il G8 si terrà davvero – chiamato a combattere il grande inverno della crisi economico-finanziaria diventerà anche una tappa cruciale della road map che dovrebbe portare a dare un tetto a tutti coloro che lo hanno perduto prima che il freddo torni a pungere sui monti d’Abruzzo. Sfide diverse, ma ugualmente da vincere.