Democrazia e pace: il ruolo dell'Italia nell'Europa che verrà
venerdì 14 giugno 2024

Il motore franco-tedesco non spinge più l’Europa. Il futuro dell’Unione Europea è oggi a rischio? La costruzione unitaria dell’Europa, infatti, è nata dalla pace tra Francia e Germania, che anche in seguito hanno avuto un ruolo cruciale. Oggi la grande vittoria di un partito antieuropeista in Francia e l’impressionante crescita di una formazione che si richiama al nazismo in Germania segnano una cesura: il ruolo propulsore di questi Paesi, già rallentato negli ultimi anni, sembra incepparsi. Dovrebbe perciò essere il momento dell’Italia, terzo grande Paese fondatore dell’Europa unita e che ha avuto un ruolo importante in passaggi chiave: dalla nascita della Ceca nel 1950 al progetto di Comunità europea di difesa, dalla fondazione del Mercato comune europeo nel 1957 all’Atto unico di Milano nel 1985 che ha aperto la strada all’euro. Ma bisognerebbe essere all’altezza di De Gasperi e dei suoi eredi. La brutta campagna elettorale per le europee non fa ben sperare. E il dopo-elezioni non mostra un salto di qualità. Si discute molto di vicepresidenze o di commissari europei assegnati all’Italia o di un possibile voto a favore di Ursula von der Leyen da parte di Fratelli d’Italia. Ma questo partito è considerato inaffidabile sotto il profilo dell’europeismo da socialisti, liberali e una parte dei popolari europei e cioè dalla probabile maggioranza che governerà l’Europa. Ciò rende difficile al nostro Paese svolgere un ruolo veramente incisivo e danneggia gli interessi italiani vitalmente legati al futuro dell’Europa. Se Fratelli d’Italia prendesse oggi una posizione chiara a favore dell’unità europea – la fedeltà alla Nato non basta – e mettesse in campo un’iniziativa efficace con altre forze sinceramente europeiste, l’Italia salverebbe l’Europa e ne diventerebbe il Paese guida.

Ma, naturalmente, questo è solo un sogno: la realtà è che nell’attuale maggioranza di governo c’è chi afferma, contro ogni evidenza, che esistano una sovranità nazionale e una sovranità europea tra loro contrapposte. Mentre De Gasperi parlava di amore per le patrie nazionali e di comune patria europea come di un unico sentimento.

Una grave responsabilità pesa anche sul Partito democratico, oggi principale forza di opposizione in Italia ma che in Europa si troverà probabilmente dentro una maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew Europe. All’interno del gruppo socialista, inoltre, causa il maggior numero di rappresentanti, spetterà al Pd un ruolo guida. Sarà perciò troppo poco se si limiterà a discutere dell’ingresso di una parte dei conservatori – in particolare Fratelli d’Italia – nella maggioranza. Ma una campagna elettorale incentrata su sanità e salario minimo – temi importanti ma “nazionali” – non ci ha fatto capire quale sia il progetto europeo del Pd. Le due leader hanno vinto le elezioni ma rischiano di perdere una battaglia assai più importante: quella per il futuro dell’Europa.
Questa battaglia sarà vinta se si creerà una nuova saldatura tra democrazia e pace. Il terremoto politico che sta avvenendo in Francia mostra il logoramento del “cordone sanitario” che ha isolato fino a ieri Afd in Germania, Rassemblement National in Francia, l’ultradestra in Belgio e Austria (mentre in Italia la destra-centro è già al governo da due anni). Ma evidenzia anche la difficoltà di accettare al governo gli eredi di Petain e dell’Algerie française o formazioni simili.

I tempi sono cambiati, ma l’Europa che conosciamo è nata dal rifiuto della violenza fascista e nazista che ha portato alla guerra e quel rifiuto non può essere messo in discussione. Come invece fanno oggi implicitamente quei gruppi di destra – e all’estero sta venendo meno una chiara distinzione fra destra estrema e destra moderata – che non ripudiano l’eredità nazi-fascista, sono antieuropeisti e, più o meno sotterraneamente, hanno contatti con Putin. Sventolando, magari, la bandiera della pace (in Italia la Lega). Durante la guerra fredda, la causa della pace venne usata contro la democrazia dalla propaganda sovietica (anche per questo Giovanni Paolo II rilanciò con forza ad Assisi, nel 1986, l’impegno dei cattolici per la pace). Oggi sono altri a tentare un’operazione simile. Ma chi è amico di Putin ed è contro l’Europa non vuole veramente la pace né tantomeno ama la democrazia. Oggi l’aggressione russa all’Ucraina sembra metterle in alternativa tra loro: se si difende la libertà del popolo ucraino – si dice – non si può volere la fine della guerra, di cui peraltro proprio questo popolo ha grande bisogno, e viceversa. Ma chi ha combattuto nazisti e fascisti le perseguiva insieme la democrazia e la pace e oggi il futuro dell’Europa passa per una loro nuova saldatura. È l’obiettivo perseguito anche dall’ultimo progetto di De Gasperi: la Comunità europea di difesa. La costituzione di un comune esercito europeo è una necessità se si vuole rilanciare l’unità tra i Paese europei, garantire il bene di tutti i loro cittadini e rafforzare il ruolo dell’Europa nel mondo.


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