La tradizione da tutelare, come le piramidi d’Egitto o i trulli di Alberobello per restare in Italia: l’Unesco ha appena inserito nell’elenco delle meraviglie del pianeta quattro processioni italiane: la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, i Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari. Sono quattro espressioni antiche di un culto intimamente radicato nei territori dove sono esibiti.Indirettamente è tutelato anche un credo, perché è indubitabile che i manufatti, che con sforzi enormi sono portati in processione, non avrebbero né senso né valenza né scopo se non sottintendessero una fede.In queste nostre città è gara per entrare a far parte di una delle
paranze che animano le feste ed è motivo d’orgoglio diventare
facchino per sorreggere sulle spalle queste gigantesche macchine che ballano, come fossero fuscelli, in onore di un santo, protettore spirituale. Macchine che resterebbero immobili e inamovibili per il peso enorme, se una fede non sorreggesse questi uomini che danno loro vita.L’Unesco prende dunque in considerazione anche un patrimonio immateriale che, al pari di quello fisico, rischia l’abbandono. Viviamo, non da oggi, una realtà mutevole, veloce, parossistica che già in tanti modi è diventata virtuale. Internet, con tutte le sue applicazioni e con l’ausilio di tecnologie sempre più sofisticate, in apparenza avvicina i lontani, ma in realtà dilata le lontananze. Accosta virtualmente mantenendo le distanze geografiche. E, soprattutto, porta alla sostituzione del reale con l’aleatorio virtuale.Teme forse anche l’Unesco che in un futuro nemmeno tanto lontano anche la tradizione possa ridursi a una sorta di finzione cibernetica? Avventure, giochi, stupori, meraviglie e incanti si trasferiscono e si assaporano da una play station. Sarebbe però triste se anche un giglio fosse offerto a san Paolino semplicemente con un clic.