Non occorre scomodare le penetranti analisi filosofiche di Gianbattista Vico sui corsi e ricorsi della storia, per riscoprire una drammatica verità: nei momenti di crisi valoriale e culturale, di confusione istituzionale e politica l’antisemitismo, mai del tutto sopito in Europa, riemerge con i suoi aculei velenosi, in modo tanto subdolo quanto violento. L’allarme viene dal Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif), che guarda con preoccupazione crescente la significativa presenza nel Parlamento italiano del Movimento 5 Stelle, che – a partire dal suo stesso leader – non ha affatto nascosto una preoccupante matrice antisemita, fino al punto di rispolverare le logore motivazioni proprie dei falsi "protocolli di Sion". Una visione secondo la quale il "potere ebraico" sarebbe una enorme piovra che continua a soffocare non solo il mondo della finanza, ma la "nostra" visione del mondo, sottoposta alla supervisione dei servizi segreti israeliani, specie per quello che riguarda l’area mediorientale, araba e iraniana.Numerose le esplicite dichiarazioni di Grillo rilasciate in alcune interviste, ma soprattutto nel suo blog, secondo il quale l’Iran degli ayatollah è un Paese pacifico, dove le donne sono libere e dove il presidente Ahmadinejad, accusato falsamente di negare l’Olocausto e di avere un atteggiamento ostile nei confronti di Israele, è in realtà la vittima degli attacchi delle lobby giudaiche americane ed europee, da cui ha il dovere il difendersi con la costruzione dell’atomica.Ciò che sembra stare sullo sfondo di questa paranoica visione del mondo – che, in questi giorni, viene anche utilizzata per giustificare la non volontà e la sostanziale incapacità di gestire un qualche serio progetto politico in dialogo/confronto con altre forze – è una visione complottistica della storia. Il movimento e il suo leader si sentono sotto attacco sul loro stesso terreno preferito, quello della democrazia digitale, che ha costruito attorno a loro il consenso. Nelle rete, perciò – a parere di Grillo – sono ora presenti tanti "infiltrati", manipolati dai poteri forti, che gettano idee alternative e contraddittorie, mettendo in crisi la compattezza delle opinioni che in precedenza riusciva realizzarsi in linea con le idee forti del M5S.Chi osa criticare questo atteggiamento dispotico – ormai ci si è abituati – viene persino demonizzato in modo verbalmente violento, mostrando un’inquietante dimensione nichilista di questo tipo di movimentismo, e scatendando forne di nevrosi sociale, d’intolleranza fanatica, d’impotenza a gestire in modo equilibrato differenti punti di vista. Da qui gli insulti come quelli – è solo un esempio – che hanno visto come obiettivo il giornalista (di origine ebraica) Gad Lerner, aggredito da dichiarazioni infarcite con i classici stereotipi antisemiti ( del tipo: «Io non mi fiderei mai di uno con il naso adunco»).Anche gli show grilleschi, disseminati su You Tube non mancano di esprimere sentimenti odiosi contro Israele; basta andarli a cercare e la confusione tra antisemitismo e antisionismo si moltiplica, generando nei sostenitori del movimento disprezzo verso quanti reclamano una visione oggettiva dei fatti storici e indicano nella sana pratica dialogica l’unica possibilità di comporre opinioni differenti.La denuncia ferma e preoccupata di Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, di cui anche Avvenire ha dato conto nei giorni scorsi, è stata violentemente contrastata da Grillo che è arrivato a pretendere persino una rettifica, ricordando che occorre «conoscere i fatti prima di giudicare» (!). Quali fatti? Il primo è che tre Comuni retti da giunte grilline si è potuta celebrare, il 27 gennaio, la Giornata della memoria. E ci mancherebbe altro... Il secondo è che non si nega affatto la Shoah, tant’è che nel Movimento – parola di Grillo – si riconosce che sono morti «tre milioni di ebrei» (la metà delle vittime reali...), ma s’insinua anche che lo sterminio nazista è dipeso dalle ruberie degli ebrei stessi e dal loro strapotere finanziario…Davanti a "fatti" come questi è comprensibile che serpeggi nelle comunità ebraiche italiane l’inquietudine e il brivido di antiche paure, che spingono persino a valutare di andarsene via da questo Paese. È perciò necessario che si risvegli in tutti i noi lo sdegno e una rinnovata capacità di denuncia e di civile ripulsa verso parole e gesti che offendono e colpiscono non solo i nostri concittadini di origine ebrea, ma tutti i figli di Israele, e l’intera umanità.