Un virus che non si arresta, che demoralizza i cittadini, ma si può battere Il virus della corruzione non si arresta. Resiste e si adatta a qualsiasi cambiamento. Le notizie dell’arresto di funzionari infedeli alla pubblica amministrazione a Milano e Roma, ancora una volta sconfortano l’Italia. Danno la sensazione di un assalto alle casse pubbliche che continua senza sosta. E la stessa amministrazione pubblica appare in troppe parti irrimediabilmente putrefatta, corrotta da aziende spregiudicate e da organizzazioni malavitose che a suon di moneta sonante assoldano funzionari senza scrupoli i quali aggirano e manomettono leggi, regolamenti e controlli su ricchi appalti.
Abili truffaldine 'manine' riescono ad alterare e inquinare equilibri di mercato, industriali, sociali, finanziari e pubblici. La conseguenza sono costi indebiti, materiali e morali che paghiamo tutti. La corruzione 'spuzza' come ha denunciato papa Francesco, degradando la credibilità di ogni Paese, anche del nostro. È comprensibile che vi siano tante remore a investire in Italia da parte di imprenditori internazionali. La lentezza e complessità poi del nostro sistema giudiziario, a sua volta gravemente colpito da maneggi di potere, aggiunge ulteriore discredito.
Ma il danno più grave ancora una volta viene arrecato al rapporto di fiducia tra cittadini e Stato, alimentando la convinzione che non vi sia soluzione a questo male atavico e che non si possa sfuggire alla concezione perversa del 'favore', alla generale convinzione che una mano lava l’altra, con il risultato che poi tutte rimangono sporche. Invochiamo giustamente riforme che semplifichino la burocrazia eliminando l’eccesso soffocante di procedure, regolamenti e norme, ma questi incessanti reati non aiutano.
Un gatto che si morde la coda, perché nonostante appunto la quantità di prescrizioni volte a prevenire i reati non si fermano i raggiri. L’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) si è molto prodigata a prescrivere regole e protocolli per prevenire fenomeni corruttivi sino a provocare reazioni contrarie per gli eccessi prescrittivi, ma ciò nonostante la cronaca continua a dirci che il virus pare non trovare antidoti. E allora dovremo prendere atto che il primario antidoto è di natura etica e culturale.
Occorre la sanzione 'morale' pubblica che non avalla la mentalità furbesca ma la condanna. Perché grave complice della corruzione è l’indifferenza e l’ipocrisia. Giovanni Falcone ebbe a dire: Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere. Riscoprire il senso del dovere, della rilevanza civile della responsabilità personale, è un cambiamento vitale che deve partire dalla nostra mentalità ed educazione, nelle famiglie e nelle scuole. Altrimenti non ne usciremo.