Contro la droga servono la repressione. E i maestri elementari
sabato 1 giugno 2024

Al bar per un caffè. Mi avvicina, si presenta, è un giovane professionista. Si congratula, ma ha da farmi un’osservazione. «Ho ascoltato - dice in una sua intervista, qualcosa che non mi trova d'accordo. Lei ha detto che "il problema vero del commercio della droga sono i drogati"».

E argomenta il proprio disappunto cui, grosso modo, si può essere d'accordo. Occorrono lo Stato, le comunità terapeutiche, le risorse, la repressione, la rieducazione. Tutto giusto. Rimane il fatto che se non ci fosse la richiesta, la merce rimarrebbe invenduta. Ma, è questo, un tasto doloroso sul quale poca gente ha voglia di schiacciare il dito. Forse perché la domanda, affrontata con onestà, ci porterebbe a riflettere sulla questione esistenziale dei nostri giovani e meno giovani; forse perché tanti genitori e nonni si ritroverebbero a dover prendere atto di avere eluso il problema per troppo tempo. Forse perché verrebbero a galla pigrizie e peccati di omissione. Non lo so. So che il mercato funziona così: a nessuno conviene investire su un prodotto che, nonostante la pubblicità, rimanga nei depositi.

Essendo il consumo di droghe trasversale a tutte le città e a tutte le classi sociali, dovremmo chiederci per quale motivo tanti ragazzi e giovani, zeppi di vita e di futuro, dovrebbero fare ricorso a sostanze che dopo averli illusi - e lo sanno bene - li getteranno nel baratro della disperazione e della morte è creando problemi enormi alla società. Per affrontare questo dramma le ideologie contrapposte non servono; al contrario potrebbero - e di fatto accade - ritardare, confondere, allontanare da possibili soluzioni. Da alcuni mesi a questa parte, dopo più di 30 anni, le famiglie oneste della mia parrocchia, stanno tirando un respiro di sollievo. Al contrario, coloro che con quella robaccia facevano - fanno? - affari d'oro, sono sul piede di guerra.

Qualcuno si affretta a ricordare, però, che i venditori di morte non si sono estinti ma si sono spostati su altre piazze. È vero, inutile negarlo. È vero proprio perché la domanda non è venuta meno; perché, i tossicodipendenti, cronici od occasionali, ricchi sfondati o poveracci, non sono rinsaviti. Del tutto inutile, dunque, lo sforzo sovrumano di questi ultimi mesi? Per noi, assolutamente no. Il commercio delle droghe avviene sempre in contesti malavitosi. Le vittime non sono solo i clienti che ne fanno uso, ma i ragazzini, gli adolescenti, i giovani di quella zona, sottoposti a una tentazione giornaliera; i genitori, continuamente in ansia per la sorte dei figli; il quartiere costretto a sopravvivere in un degrado indescrivibile e in balia di persone violente, prepotenti, assetate di denaro. In breve, ai residenti non restano che due scelte: o alzare i tacchi e scappare via o rimanere e sopportare. La prima ipotesi è da scartare, non avendo essi la possibilità economica di traslocare altrove.

Allora non resta che abbassare il capo e resistere. In questi mesi avrò sentito decine di volte ripetere la famosa frase dello scrittore Gesualdo Bufalino: «La mafia sarà debellata da un esercito di maestri elementari». Bufalino, siciliano, era più intelligente e scaltro di quanto si possa credere. Sapeva bene che contro le bande dei vari Liggio, Riina, Bontade, Calo’, Greco, Brusca, Bagarella, saldamente agganciati a politici e imprenditori disonesti, i maestri elementari avrebbero segnato il passo. Indispensabili, certamente, per tentare di educare al bene le future generazioni, a patto di essere umili e collaborare seriamente con i vari Chinnici, La Torre, Giuliano, Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Mattarella. Serve la repressione? Certamente. Negarlo è rendere un ottimo servizio alla malavita. Non viviamo ancora in paradiso e di delinquenti, analfabeti e professionisti, è pieno il mondo.

Questa gente va isolata e punita seriamente. Se non è la sete di giustizia e l'amore a metterci le ali ai piedi, ben venga la paura di finire in gattabuia. Può darsi - ma non è automatico - che dopo ne usciremo migliori. Intanto bisogna rimanere accanto a loro, ai nostri minori, a quella parte, cioè, di umanità che, senza colpa, paga un prezzo altissimo per i peccatacci degli adulti. Eccoli, a questo punto, gli eserciti di maestri elementari, di strada, di assistenti sociali, di animatori, di preti e suore che, sostenuti da una politica onesta e lungimirante, camminano con loro. Ricordando sempre - lo dico innanzitutto per me - che siamo andati per servire i poveri e non per essere serviti da essi.

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