Quale Vangelo per il Sud? Questa sembra essere la domanda di fondo alla quale bisogna dare risposte concrete per il riscatto morale e civile del nostro Meridione. Un Vangelo disincarnato, lontano dalle attese e dalle speranze dei popoli è una metafora ed è inutile parlare del cielo a chi vive la terra senza speranza. Certo il Sud d’Italia pur ricco di possibilità e bellezze, forte della sua fede, paga lo scotto di uno stato di abbandono e di una fragilità dovuta ad un’atavica frammentazione. In questo contesto è singolare che le diocesi e le parrocchie da sempre siano state invece capaci di allacciare relazioni positive e se non è compito della Chiesa trovare soluzioni politiche ed economiche per risollevare il Sud dall’arretratezza di un sistema che non riesce ad aprirsi al futuro, le Chiese del Sud non possono esimersi dall’assumersi le loro responsabilità. Devono chiedersi, in un confronto aperto e sincero, perché a vent’anni dal Documento della Cei «Chiesa e Mezzogiorno» il Sud sia rimasto in una situazione di stallo, schiacciato dai problemi di sempre e da nuove emergenze che rischiano di diventare anch’esse mali endemici. Il Documento del 1989, colmo di saggezza e di spunti di riflessione, non ha avuto la forza di incidere nella trasformazione della realtà, perché come spesso accade alle analisi puntuali e alle coraggiose proposte non seguono linee di sviluppo e di applicazione, capaci di rilanciare le differenze e di rinsaldare l’unità. Forse è da questa consapevolezza che bisogna partire per pensare ad una pastorale del particolare e del generale, capace d’incarnarsi nelle diverse realtà del Sud e trasformare ogni povertà in ricchezza. Se le Chiese nel Sud, ognuna nella sua specificità, diverse ma unite nell’unica Chiesa del Sud, sapranno lavorare in sinergia di intenti, all’insegna della condivisione e della sussidiarietà, dando testimonianza di quella comunione dalla quale non si può prescindere, se sapranno creare una rete di comunicazione, di dialogo, per confrontarsi su successi e fallimenti, allora davvero si può fare molto per dare vita ad una struttura connettiva di base su cui costruire un nuovo Mezzogiorno. Mettere effettivamente in rete le tante diocesi del Sud significa scambiarsi in tempo reale informazioni, contenuti, esperienze per meglio rispondere alle attese reali e alle urgenze di ogni territorio. Lontana dallo strabismo di una politica – come ieri ha ribadito il cardinale Sepe – che ha creduto per troppo tempo di risolvere la questione meridionale guardando al modello di sviluppo del Nord o con pietose forme di assistenzialismo, la Chiesa del Sud deve partire dalle sue stesse risorse: il valore dell’aggregazione, della condivisione, dell’accoglienza del diverso che fanno delle nostre parrocchie e delle nostre diocesi oasi di solidarietà in un deserto globalizzato, ma ancora più diviso, che in nome del maggior profitto sta annullando le singole identità. La cultura dell’illegalità e del clientelismo, che senza dubbio danneggia il Sud, non si sconfigge con le parole né coi tanti pur meritevoli progetti di educazione alla legalità, ma offrendo alternative concrete a chi non può fare altro che accettare lavoro nero o affidarsi al boss del quartiere per portare il pane a casa. È necessario, allora, farsi prossimo e costruire una Chiesa che sappia farsi povera con i poveri e per i poveri, investendo le proprie risorse in progetti concreti di solidarietà capaci di creare lavoro rilanciando il settore dell’artigianato, del turismo, così da conservare la propria identità pur guardando all’unità del Paese. Il Mezzogiorno ce la può fare e la Chiesa del Sud farà la sua parte facendo proprie le parole con cui i Vescovi italiani chiudevano il Documento dell’89: «Sono necessari, e doverosi, l’aiuto e la solidarietà dell’intera nazione, ma in primo luogo sono i meridionali i responsabili di ciò che il Sud sarà nel futuro». Se il Vangelo chiede di gridare la propria fede in ogni angolo del mondo allora la domanda è: come rendere ragione della speranza là dove essa viene ferocemente ingoiata ogni giorno? Come raccontare all’uomo del Meridione che Cristo è la sua liberazione? La sofferenza del Sud è la sofferenza della Chiesa, la sua voce è quella di chi non ha più fiato per gridare la sua volontà di riscatto.