mercoledì 30 settembre 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Come era nelle attese, il viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca ha finito con l’assumere una valenza che va ben oltre i confini di questo Stato piantato nel cuore dell’Europa. Da Praga, Brno e Starà Boleslav il Papa ha parlato in realtà a tutto il continente, tracciandone una sorta di diagnosi spirituale e morale a vent’anni dal crollo del comunismo. Il Pontefice sa bene che, mentre nel cupo periodo della dittatura comunista la "Chiesa del silenzio" è stata testimone di fedeltà e di martirio cullando in sé un potente fattore di liberazione, negli ultimi venti anni in quelle società liberate (ma che erano state a lungo sottoposte a una pervasiva predicazione materialista) i propagandisti del relativismo edonista si sono impegnati, tanto quanto in Occidente, per marginalizzare la voce dei credenti e rendere irrilevante il contributo di senso portato dalla fede cristiana. E proprio a tale pensiero egli ha portato una sfida con profondità e lungimiranza, proponendo un’analisi lucida e originale. Da un lato ha ricordato ai governanti e agli uomini di cultura, così come ai cittadini semplici, che non è possibile ignorare l’inalienabile patrimonio cristiano dell’Europa senza correre il rischio che la libertà difesa o riconquistata a prezzo di tanti sacrifici imploda per mancanza di autentici valori fondativi. Dall’altro, si è rivolto con grande incisività alle comunità cristiane del continente, esortandole a vivere questa nuova fase non in atteggiamento di scoraggiata difesa, ma con la disponibilità necessaria di fronte a un’opportunità offerta dalla Provvidenza. Qui sta, probabilmente, la parte più interessante e innovativa dei suoi interventi. E più precisamente in quel riferimento al ruolo delle «minoranze creative» nella storia, che Benedetto XVI ha fatto nella conferenza stampa sull’aereo che lo portava a Praga e che nel bilancio conclusivo del suo viaggio apostolico brilla come un’autentica perla. In sostanza, ha ricordato il Papa, «sono le minoranze creative che determinano il futuro». E la Chiesa, specie dove è più forte la secolarizzazione, «deve interpretarsi come minoranza creativa, poiché ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma una realtà viva e attuale».È un’immagine suggestiva. Ed è un mandato. Un chiaro incoraggiamento alle Chiese minoritarie come quella ceca. Non furono, del resto, «minoranze creative» le comunità di fede che, raccolte intorno a Pietro e Paolo prima e a Cirillo e Metodio poi, evangelizzarono le due parti dell’Europa? E non è forse una minoranza a suo modo «creativa», anche se di segno radicalmente opposto, quella che ai giorni nostri sta battendosi per stravolgere questa millenaria identità e per negare le radici di fede e di cultura del Vecchio Continente? Per Papa Benedetto è cruciale avere memoria e slancio, facendo tesoro della lezione della storia. E il messaggio che ha offerto in questa occasione, e che vale per tutta Europa, si può forse sintetizzare così: i cristiani non devono ripiegarsi su se stessi. C’è bisogno, ci dice, di «persone credenti e credibili pronte a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la propria azione». Così, dalla bellissima città nella quale si è teorizzata l’insostenibile leggerezza dell’essere, Benedetto XVI rilancia la sostenibile gioia di vivere secondo il Vangelo. Il suo è un autentico contropiede culturale e pastorale. È la chiamata a una ripartenza. Un invito a ogni cattolico, a ogni Chiesa locale, alla consapevolezza e alla presenza. Come «minoranza» – se questa è la condizione – ma senza soggezioni e titubanze. Con «creativa» volontà di bene.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: