Il combustibile c’è già in abbondanza, ed è il petrolio venezuelano appena nazionalizzato dal presidente Hugo Chávez. Se poi il rogo dei libri 'controrivoluzionari' sia davvero in procinto di essere acceso o se, peggio, sia già in atto da tempo, è notizia tutta da verificare. Fatto sta che, secondo quanto assicurano le autorità di Caracas, da quelle parti i libri conservati nelle biblioteche pubbliche non si bruciano, a meno che non siano attaccati da muffe, parassiti o altri accidenti che li rendano inutilizzabili. L’elemento curioso e un po’ inquietante è che, a quanto pare, le muffe venezuelane hanno un debole per le opere inconciliabili con il guevarismo imperante. Da qui la purga, appunto. Igienista e non ideologica, forse. O forse no. Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, per dirne una, è tra i titoli a cui capita di scomparire dagli scaffali. Per iniziativa dei parassti, viene da pensare, perché altre ragioni per prendersela con la più classica delle favole moderne restano difficili da ipotizzare. Magari non va bene che il protagonista sia un principe? Le teste coronate non hanno mai amato le rivoluzioni, si sa. E poi quell’aviatore, quell’aeroplano in panne... Così un bambino si mette in testa strane idee, molto meglio che impari a sognare sfogliando una vita illustrata del Che. La denuncia, che proviene da diversi responsabili del sistema bibliotecario venezuelano, lascerebbe intravedere un’attività di distruzione selettiva in grande stile. Mai dichiarata, si capisce, ma non per questo meno odiosa. Improvvisamente ci si accorge che i gialli di Hitchcock (troppo americani, nonostante il regista fosse inglese) e i tragici greci (troppo attenti al destino personale e ignari delle sorti collettive, probabilmente) versano in condizioni di conservazione tale da renderne consigliabile l’avvio al macero. Non li si brucia, come accadeva ai tempi del Terzo Reich, però li si affoga in un pastone da cui sarà possibile ricavare nuova carta, destinata magari a ospitare opere di provata fede progressista. Almeno un titolo si può provare ad anticiparlo: Le vene aperte dell’America latina di Eduardo Galeano, vale a dire il volume che lo stesso Chávez ha esibito in dono a Barack Obama qualche settimana fa, provocando un’improvvisa impennata nelle vendite del capolavoro dello scrittore uruguaiano. Per ironia della sorte, la recente e aggiornatissima Storia universale della distruzione dei libri è opera di uno studioso venezuelano, Fernando Báez. Ed era stato proprio un grandissimo autore latinoamericano, l’argentino e cosmopolita Jorge Luis Borges, a far notare come, fin dai tempi dell’imperatore cinese Shi Huangdi, la distruzione dei libri sia sempre andata di pari passo con la costruzione di muraglie. Il più potente dei baluardi non basta a difendere il potere, se quello stesso potere può essere corroso dall’interno attraverso la forza silenziosa delle idee. È un errore commesso da molti in passato e che solo qualcuno ha avuto il coraggio di ammettere. Che cosa stia combinando Chávez non è ancora abbastanza chiaro, ma a quanto pare le muraglie non gli dispiacciono.