venerdì 18 giugno 2021
Forse l’immagine più adatta per definire Giampiero Boniperti è quella dell’uomo in fuga. Non dalle responsabilità, che anzi si prendeva eccome, ma dalla scaramanzia, e dalla notorietà...
Boniperti, due vite, due colori
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Forse l’immagine più adatta per definire Giampiero Boniperti è quella dell’uomo in fuga. Non dalle responsabilità, che anzi si prendeva eccome, ma dalla scaramanzia, e dalla notorietà. Proverbiale il modo in cui “scappava” dalla tribuna alla fine del primo tempo per poi seguire il secondo alla radio. L’immancabile caramellina in bocca, lo sguardo sorridente come solo i piemontesi sanno, usciva di corsa dallo stadio per andare a casa.

E se la partita era un derby preferiva non sapere niente fino alla chiamata o alla visita di un amico....E sai gli scherzi quando le cose andavano bene... Era un pragmatico, dicono gli esteti severi, come ancora si poteva in un mondo che firmava i contratti con una stretta di mano e metteva i calciatori in fila davanti all’ufficio del presidente per strappare un milione (di lire) in più. Sempre protagonista ma anche sempre lontano dai riflettori, Boniperti ha vissute due vite, come i colori che le hanno segnate dall’inizio alla fine. Prima come calciatore quando per ogni gol si faceva regalare una mucca gravida, poi come numero uno bianconero.

In entrambe un fuoriclasse, di quelli tanta pratica e poca teoria, con gli occhi chiari sempre accesi, capaci però di grandi amicizie come con John Charles gigante fragile, fortissimo sul campo, ma meno molto meno nell’esistenza quotidiana. E dire che la sua carriera avrebbe potuto avere tinte molto diverse. Ferruccio Novo il presidente del Grande Torino voleva Boniperti in granata: «commendatore – fu la risposta – sono della Juve, non posso».

Già, la Juve. Il sogno, l’amore della vita. Da ragazzo, confessò una volta, avevo solo un desiderio: giocare una partita in Serie A con la maglia bianconera. «Sono stato fortunato: in campionato ne ho giocate 444». Alla fine dell’ultima consegnò le scarpe al magazziniere per non indossarle più. O forse invece non le ha smesse mai, perché si rimane calciatori per sempre e il pallone ti fa restare giovane anche se hai 90 anni, e qualcosa di più. L’ultima immagine ufficiale, “storica”, lo ritrae accanto a Del Piero, altra icona juventina. In giacca e cravatta, elegante come sempre, ma forse, sotto, la maglia era bianconera. Di sicuro lo era il cuore.

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