Contro l’elusione fiscale una battaglia di giustizia Non esisterà nessun tema più importante di quello dell’elusione fiscale nell’era delle macchine intelligenti nell’economia globale. Solo un sistema fiscale equo ed efficiente a livello nazionale e internazionale potrà infatti evitare che l’enorme concentrazione di ricchezza in capo ai proprietari delle nuove tecnologie dominanti si trasformi in enormi diseguaglianze sociali, debolezza della domanda globale, disoccupazione di massa e conflitti sociali. Per questo un nodo fondamentale da sciogliere è appunto il caso serio dell’elusione e dei paradisi fiscali.
'Quello che fate è legale, ma è immorale' è il ritornello che ci ripetono i magistrati che a livello internazionale si stanno occupando dell’elusione dei grandi gruppi globali, conducendo spesso in porto inchieste e cause e costringendo quei superpotenti a restituire base fiscale ai Paesi dove veramente producono ricchezza e a cui sottraggono importanti risorse per sanità e istruzione. L’ultimo rapporto Oxfam utilizza la nuova informazione disponibile grazie alla nuova contabilità Paese per Paese (obbligatoria nel settore bancario) e fa capire con alcuni esempi estremamente chiari e interessanti come l’elusione e la presenza di paradisi fiscali producono palesi ingiustizie nonché clamorose distorsioni statistiche che inficiano anche le nostre misure di produttività e di Pil. Usando come indice di profittabilità il rapporto tra profitti e volume d’affari e concentrando l’attenzione sulle 20 maggiori banche europee il rapporto evidenzia un valore abnorme per le attività di tali banche localizzate alle Isole Cayman (167%), seguite da quelle localizzate in Irlanda (76%), in Lussemburgo (61%) a confronto di un tasso di profittabilità del 19% come media di tutti i Paesi in cui queste banche hanno attività. I profitti per addetto sono infatti 6,3 milioni alle Cayman contro 454.000 euro in Lussemburgo contro un valore molto più basso di 45.000 euro come livello medio di tutti i paesi.
O alle Cayman (e a seguire in Lussemburgo e in Irlanda) sono tutti geni o la spiegazione è un’altra. Un altro confronto interessante, costruito apposta per farci pensare, è il confronto tra attività delle 20 maggiori banche nel Principato di Monaco e in Indonesia (per prendere due estremi indicativi). Il giro d’affari è quasi lo stesso (918 milioni contro 973 milioni di euro). I profitti su cui si pagano le tasse nel Paese però sono 358 milioni a Monaco e solo 43 milioni in Indonesia. Peccato che in Indonesia ci siano 28 milioni di persone che vivono sotto i due dollari al giorno (contro 'zero' nel Principato di Monaco) per le quali le risorse fiscali sottratte con l’elusione sarebbero molto utili per promuovere salute e istruzione.
Noi non siamo l’Indonesia, ma neanche il Principato di Monaco e quei soldi farebbero comodo anche a noi. Molti gli interrogativi inquietanti di quest’indagine: a cosa facciamo riferimento quando confrontiamo statistiche di produttività e Pil anche tra Paesi europei (per esempio, tra Italia, Irlanda e Lussemburgo)? Quanto il 'peccato originale' dell’elusione e dei paradisi fiscali nella Ue contribuisce a ridurre le possibilità di convergenza tra Paesi? Le banche europee già deboli e con margini limitati nell’era dei tassi zero sopravvivrebbero a un mondo senza elusione fiscale?
E quanta concorrenza sleale tra grandi e piccoli (che hanno meno strumenti e opportunità per eludere) produce l’elusione ricordando quanto spesso affermato dall’attuale ministro italiano dell’Economia e delle Finanze Per Carlo Padoan quando era all’Ocse e si occupava di questo? Non abbiamo chiaro tutto il sentiero che ci porterà da questo mondo profondamente distorto e ingiusto verso uno dove questi problemi saranno risolti.
Ma è assolutamente chiaro che dovremmo arrivarci, perché la tenuta della domanda e la tenuta sociale delle democrazie nei Paesi ad alto reddito passa attraverso un sistema fiscale diverso in grado di affrontare e risolvere una buona volta questi problemi.