martedì 10 luglio 2018
Il decreto che inibisce la pubblicità al gioco d’azzardo è una gran buona mossa, anche se è frutto di un compromesso che rinvia al 30 giugno 2019 l’applicazione integrale della misura...
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Il decreto che inibisce la pubblicità al gioco d’azzardo è una gran buona mossa, anche se è frutto di un compromesso che rinvia al 30 giugno 2019 l’applicazione integrale della misura (non vi erano, infatti, ragioni formali per salvare i contratti "in essere"). Sono tuttavia ancora possibili e necessarie per completare la svolta impostata dal Governo Conte, alcune correzioni "per via ordinaria" di evidenti storture che si sono accumulate negli anni.

Per esempio, andrebbero previsti, a cura dei ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico, sia dei caveat sia l’imposizione di un formato dei messaggi promozionali affinché questi non entrino in conflitto con le indicazioni del Servizio sanitario nazionale e con il diritto dei cittadini-consumatori. Dal marzo del 2017, ricordiamolo, un decreto con i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) ha incluso la dipendenza da gioco d’azzardo tra le patologie che lo Stato deve prendere in carico con adeguate terapie gratuite e universali.

Con provvedimenti "semplici" del ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e dell’Autorità per le comunicazioni (AgCom), si può richiamare la responsabilità civile del pubblicitario e della impresa committente qualora il messaggio induca a «distorsioni cognitive» (che possono essere ben individuate per analogia con le norme antifumo del 2016). La responsabilità dovrebbe valere anche per messaggi che i tecnici del dicastero della Salute ritengano tali da stimolare o rinforzare l’insorgere della patologia.
Altra misura amministrativa tanto facile da prendere quanto importante è quella di stabilire che gli slogan e i messaggi pubblicitari siano preceduti o seguiti da un avvertimento chiaro da comprendere e veritiero. Il refrain che segue oggi lo spot o l’inserzione sui giornali – «il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza patologica» – va finalmente cambiato specificando invece che si tratta del «gioco d’azzardo». Bambini e minori siano lasciati a giocare a biliardino o a calcetto, come a qualunque vero e buon gioco vero. L’interdizione riguarda solo e soltanto il gioco «a soldi e per soldi».

Proseguendo nella rassegna di possibili e auspicabili atti amministrativi, tutta la produzione pubblicitaria merita di essere sottoposta a verifica preventiva per limitare i danni che derivano dalla commercializzazione del gambling. Possono essere immediatamente modificate anche le dizioni dei vari tipi di giochi d’azzardo elencati sul sito internet dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm), basta un provvedimento del Direttore. Navigando e leggendo le pagine web, per esempio, i casinò online sono oggi chiamati «giochi di abilità a distanza»; le slot machine e le Vlt sono denominate «apparecchi da intrattenimento» nei quali accanto a un elemento di alea prevarrebbero elementi di abilità. E così proseguendo con una ambiguità – anzi, una vera antilingua dissimulatrice – di per sé portatrice di danni alla pubblica salute. Non c’è una sola buona ragione per giustificare il fatto che sinora non li si sia voluti classificare come giochi d’azzardo su canale digitale o su piattaforma fisica. Anche qui la AgCom può e deve intervenire subito, sempre d’intesa con il Mise.

Infine, sarebbe il caso di stabilire una buona volta che prima di procedere alla diffusione di tutti gli spot e i messaggi pubblicitari o di procedere a una sponsorizzazione è necessario acquisire il parere dell’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza (Agia). Non ci vuole molto. Ovviamente, l’appuntamento cruciale è adesso con la legge di conversione del decreto. Non pochi lavorano per sabotarne la struttura, ma ciò che importa è che stavolta ci sono invece le condizioni per preservarla e per migliorare le norme nel lavoro nelle Commissioni parlamentari di merito (Salute, Sviluppo economico, Bilancio e Finanze, Politiche sociali). Insomma, si potranno fissare saldamente le basi (di principio e formali) del decreto, per tutelare salute e portafoglio dei cittadini e soccorrere i malati di azzardopatia.
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