Caro direttore,
a 100 anni esatti dall’appello di don Sturzo «agli uomini liberi e forti» viviamo, forse per la prima volta da allora, il paradosso di non sapere dove siano finiti i politici in qualche modo eredi del Partito popolare. Ci sono state tante metamorfosi del partito in questo secolo, ma è proprio nel 2019 che la domanda è più cogente che mai: dove sono? Per molti la risposta a questa dichiarazione di assenza è che i cattolici debbano occupare un posto nuovo, con un nuovo partito, una nuova ala, un nuovo movimento.
La tentazione di rilanciare un partito cattolico è insomma forte, nel mondo della progettazione sociale si chiama 'sindrome da soluzione assente'. Si perde di vista l’obiettivo di contaminare la politica attuale con il peso specifico del pensiero sociale cattolico, e si persegue il mezzo, fondare un nuovo partito. Il dibattito che 'Avvenire' da diversi mesi sta ospitando è oltremodo interessante e appassionante, aggiungo il mio piccolo contributo per una considerazione.
Ai cattolici che si riconoscono ancora nell’appello di don Sturzo, nei valori dell’antifascismo, in quel cristianesimo sociale che costruisce città nuove accanto a fontane antiche, oggi più che mai manca 'l’appello', prima ancora che il partito. A quale appello urgente risponderebbero? Su quale visione di futuro del mondo e di sviluppo dell’Italia confluirebbero per un’azione congiunta e coordinata? Viviamo un tempo pieno di ambiguità e di confusione.
Da una parte centinaia di migliaia di cattolici difendono apertamente le politiche di respingimento e di sovranismo spinto di Trump, di Salvini, di Orbán e degli attuali leader polacchi; sono schierati per la politica del #primaglitaliani, pur conservando la foto di papa Francesco sul comodino; alcuni di essi non riconoscono perfino il Papa, lo chiamano 'Bergoglio' non Francesco, principalmente per le sue posizioni di apertura e di accoglienza ai poveri di qualunque pelle e nazionalità, per il suo dialogo con la modernità, per la sua esortazione apostolica sull’amore in famiglia; difendono l’identità cattolica come un confine geografico e culturale e non come una fede aperta all’universalità.
Non sappiamo realmente quanti siano, gridano sui social e brandiscono il crocifisso come se fosse un elemento distintivo dell’italianità da difendere. Dall’altra parte, i cattolici italiani senza partito sono anche i principali ispiratori di movimenti innovativi dell’economia civile; sono i maestri delle nuove forme di democrazia economica basata sulla responsabilizzazione e consapevolizzazione del potere di cambiamento che hanno i cittadiniconsumatori; sono anche importanti ambientalisti in diversi movimenti ecologisti italiani, che contrastano l’uso sfrenato delle risorse del pianeta e promuovono l’economia circolare.
I cattolici italiani sono stati l’avanguardia dell’Alleanza che ha promosso la prima misura legislativa universalistica di contrasto all’indigenza dal 1948, il Reddito di inclusione. I cattolici italiani senza partito sono in prima linea nel soccorso ai poveri e dunque anche nell’accoglienza, nella protezione e nell’integrazione dei fratelli e delle sorelle migranti. Unisce queste due fazioni, anche se con metodi e fini differenti, la sempre attuale preoccupazione per la difesa della vita e per l’'educazione sessuale': per alcuni è un dialogo paziente e rispettoso, per altri una lotta senza quartiere. In fondo, sta accadendo ai cattolici italiani ciò che di buono sta accadendo al mondo politico occidentale: non esistono i tiepidi e i timidi. Bisogna schierarsi e essere militanti per una delle due visioni, o per i muri e il sovranismo o per la democrazia economica e l’apertura al mondo.
Molti politici senza un partito preciso stanno provando a lanciare 'manifesti'. Il manifesto è una forma di comunicazione politica che serve sia a definirsi che a contarsi quando la condizione politica di un’area è troppo fluida per poter già scendere nel dettaglio di un 'programma'. I cattolici italiani, prima che di un partito, hanno forse bisogno di un loro preciso 'manifesto' che dichiari una visione politica di breve, medio e lungo termine, un manifesto che inviti tutti i credenti a uscire dalle nicchie, dalla timidezza, a venire allo scoperto e schierarsi apertamente. Un manifesto che parli del futuro, dell’economia, della pedagogia, della democrazia, delle città dal punto di vista della moderna Dottrina sociale, dal punto di vista delle esperienze più significative già presenti sui territori. Più che contare in politica, i cattolici italiani che si identificano nelle posizioni cristiano sociali e popolari di don Sturzo hanno ancora bisogno di contarsi di unirsi, non in un simbolo, ma in una chiara presa di posizione che indichi alle sentinelle della notte: 'Noi siamo qui'.
Direttore generale del Consorzio 'Sale della Terra' Ets
e coautore del 'Manifesto per una rete dei Piccoli Comuni del Welcome'