NAPOLI VIOLENTA: TRAGICA NORMALITÀ Gentile direttore, il lungo editoriale di Angelo Scelzo (“Che dice all’Italia la Napoli violenta”, “Avvenire” del 21 novembre 2024,
ndr ), che parte dall’«epidemia di violenza e morte» che colpisce giovani e ragazzi di Napoli, solleva un dibattito importante, quanto purtroppo sopito nella grande città del Mezzogiorno che negli ultimi anni vive e lavora (giustamente) per un rilancio tanto atteso e sperato. Che è tuttavia anche una nuova, controversa stagione, che non riesce purtroppo a segnare un reale riscatto civile, se le violente cronache della « vita reale e ordinaria» si ripetono senza soluzione e senza soluzioni. Non sono nemmeno più emergenze, ma quasi un controcanto, amarissimo e inaccettabile, di una vecchia canzone, continuamente riarrangiata per il prossimo, scintillante show. Una tragica normalità alla quale la città esultante, tirata a lucido per i turisti, sembra orrendamente assuefatta. Continuamente rilanciata dai media e celebrata dal cinema, raccontata da troppi romanzi, e da giornali che hanno rinunciato a farsi molte domande. Guai, però, a invocare logore interpretazioni sociologiche sulle ombre violente delle abbaglianti metropoli, o peggio ancora sulla città-Medea che uccide i suoi figli. Si tratta, piuttosto, di un malessere che giace a una grande profondità, sotto le false coscienze e le doppie morali di una borghesia alla quale manca, probabilmente, ciò che la Chiesa napoletana – come sottolinea Scelzo – non ha smarrito, continuando a prendere posto accanto alla gente: la speranza e il coraggio.
Giuseppe Pesce Napoli I PROBLEMI DEI GIOVANI SPESSO CAUSATI DAI GENITORI Carissimo direttore, la ringrazio per l’articolo in cui Rossana Sisti ha fatto parlare la psicoterapeuta Loredana Cirillo (https://tinyurl.com/vadabene), perché evidenzia la questione grave dei giovani d’oggi. La loro ansia o angoscia – come la chiama la psicoterapeuta – deriva dall’investimento affettivo dei genitori: i ragazzi e le ragazze di oggi devono essere perfetti. Non è permesso loro di sbagliare; per essere amati devono raggiungere il risultato prefissato dai genitori. È un amore
sub conditione quello di cui sono oggetto i giovani d’oggi; questo crea una generazione ansiosa. I portatori di ansia sono i genitori, sono loro i malati e quindi da curare, e in fretta! Come si può affrontare una simile situazione? Per i genitori ci vogliono corsi di rigenerazione umana; a salvare i giovani ci sono già tanti luoghi dove sono amati e non vi è nessuna pretesa su di loro! Bisogna valorizzare questi luoghi, fare in modo che i giovani li frequentino, perché è lì che trovano uno sguardo gratuito rivolto a loro, uno sguardo che non hanno mai incontrato: così fanno esperienza di essere amati per quello che sono e da questo amore inizia il cammino della vita.
Gianni Mereghetti