sabato 10 gennaio 2009
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A Napoli certe cose erano concepibili soltanto a Carnevale, quando ad esempio Pulcinella poteva stare a cavallo di una vecchia, salire sulle sue spalle, senza rispettarne l’età e la condizione fisica malandata. Dall’hinterland del capoluogo giunge la notizia avvilente di due tristi Pulcinella dei giorni nostri che, armati di pistola, hanno calpestato l’età e l’infermità fisica di una donna provocandone la morte. Casandrino è un paesotto a nord di Napoli, unito in un’unica colata di cemento con le altre cittadine a ridosso di Secondigliano e di Scampia. Questa vasta area metropolitana, apparentemente tranquilla, che non fa registrare episodi di cronaca eclatanti, è però avvilita e terrorizzata da una microcriminalità quotidiana che si manifesta con scippi e rapine di delinquentucci che non badano agli spiccioli pur di procurarsi i mezzi per una sniffata di cocaina. Sono presi di mira le tabaccherie, i circoli ricreativi, i bar e gli uffici postali. Le banche sarebbero obiettivi troppo importanti per questi bulli che probabilmente agiscono in proprio e non sono controllati neppure dal ducetto camorrista del quartiere. A Casandrino è andata così. La vittima, che si chiamava Felicia, da tutti conosciuta nel paese anche per il suo impegno nel volontariato nonostante i limiti della sua infermità, aveva appena ritirato la pensione. Se ne tornava a casa con la sedia a rotelle su cui era costretta per gravi disturbi respiratori che le impedivano di compiere ogni minimo sforzo. Qualcuno l’ha notata: due rapinatori – pare giovanissimi – su una motocicletta, che utilizzavano (tra i pochi in queste contrade) il casco soltanto per mascherarsi. Felicia se n’è accorta. Ha avvertito il pericolo e disperata è fuggita, come potrebbe fare un invalido che si affanna a far girare il più veloce possibile le ruote della sua carrozzina, e s’è rifugiata in un portone. Nulla ha impietosito i due: non la carrozzina né lo spavento della donna che ansimava e, decisi, sono andati verso di lei per rubarle i soldi della pensione. Spiccioli, possiamo immaginare. Ma tantissimo per Felicia. Una cifra enorme per lei, come la sua paura. Il cuore non ha retto, e Felicia è morta per infarto cardiaco. Inutile ogni soccorso. I mascalzoni che non hanno avuto nessun rispetto sono spariti. L’infermità, ai loro occhi, anzi, rendeva la donna una preda più facile. Forse poteva accadere in ogni altra città d’Italia, davanti a un qualsiasi ufficio postale, ma succedendo in questo hinterland aggrappato a Napoli e al suo stesso destino suona come un ulteriore colpo alla città vesuviana. Certamente un’altra ferita, crudele e triste. È un anno che Napoli non trova pace: l’immondizia che l’ha sfregiata, le misere vicende politiche e gli arresti che l’hanno avvilita. Non c’è stato rispetto di niente e di nessuno. Finirà mai questo triste e mortificante Carnevale? È un anno che a Napoli nel cuore di ogni napoletano orgoglioso non si ride più e neppure si fa festa. Tutti ci provano e vorrebbero ritornare a sperare. Un grande figlio di questa Napoli si augurava mesto che passasse la nottata. Viene voglia di parafrasarlo e chiedersi se passerà questa quaresima. È un anno che nel cuore di ogni napoletano orgoglioso non si ride più e neppure si fa festa
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