Ora che l'aereo è stato bloccato a terra, sul Mediterraneo mancheranno gli occhi indipendenti di chi in questi anni ha documentato attraverso le riprese dall'alto e la registrazione delle comunicazioni radio nell'area, le operazioni dei trafficanti e le omissioni delle autorità marittime europee. "Il governo italiano - spiega Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch - ha chiuso i nostri occhi sul Mediterraneo impedendo all'aereo Moonbird di volare".
Tuttavia l'ente nazionale per la sicurezza del volo non ha riscontrato alcuna anomalia tecnica per il velivolo di Sea Watch. La contestazione riguarda l'attività di ricerca e soccorso in mare che, secondo Enac, non è stata mai autorizzata. I piloti, dal canto loro, hanno sempre ribadito di svolgere una attività di sorvolo finalizzata a documentare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo Centrale filmando quello che accade in mare. Nel provvedimento Enac sostiene che "l'intensissima attività di volo svolta dallo scalo di Lampedusa, sia per continuità che per numero di ore giornaliere" dichiarata dai piloti del velivolo, come voli locali sullo scalo di Lampedusa e condotti al largo del mar Mediterraneo "sembrerebbe non coerente con l'attività dichiarata". Una affermazione al condizionale, dunque senza alcun riscontro indiscutibile. Eppure sufficiente a disporre il divieto di volo. "La presenza di un velivolo che svolge attività di ricerca e soccorso non autorizzate e non coordinata dalla competente autorità incide sulla sicurezza delle operazioni di ricerca e soccorso - si legge nel provvedimento - nonché sulla sicurezza della navigazione aerea". Curiosamente, dopo essersi espressa al condizionale, Enac passa poi a toni più assertivi: "Si rileva che l'attività aerea in questione non viene svolta nel rispetto delle disposizioni di legge, quindi in difformità delle norme di polizia della navigazione che soggiacciono alla sicurezza del volo". Attività che, sempre secondo Enac, "sembrerebbe non coerente". Tanto basta a ordinare il divieto di decollo, aprendo però alla possibilità di una revisione tramite ricorso al Tar.
Da giugno 2020 "abbiamo effettuato 47 missioni e avvistato 2600 persone in pericolo chiedendone il soccorso immediato. Lo prescrive la legge, eppure è proprio questo a venirci contestato", aggiunge Linardi
In questi anni molte volte gli aerei gli Sea-watch dei "Pilotes Volontaires" hanno permesso di riconoscere le motovedette della cosiddetta Guardia costiera libica in attività ambigue, come quando con immagini ottenute da Avvenire fu possibile riconoscere l'intervento di una delle motovedette al comando del miniziano e trafficante Bija recuperare il motore di uno dei barconi dei migranti oramai semi affondato. Altre volte dai velivoli della "sorveglianza civile" è stato possibile documentare il respingimento illegale di migranti verso i campi di prigionia libici. Così come non di rado sono stati riprese navi mercantili allontanarsi dall'area dei gommoni in difficoltà pur di non venire coinvolte nel salvataggio.
Avere individuato i barconi dall'alto ha permesso a ricercatori e giornalisti di sovrapporre la posizione dei barconi alla rotta dei velivoli militari, dimostrando che le autorità europee erano a conoscenza delle traversate ma anziché procedere nei soccorsi, coordinavano l'intervento di cattura da parte delle motovedette libiche. L'uso di moonbird era infatti finalizzato al monitoraggio delle violazioni dei diritti, segnalando alle autorità a terra la presenza di naufraghi. Perciò testimoni scomodi a cui impedire di continuare a vedere.