venerdì 24 aprile 2020
Per la Festa della Liberazione "virtuale" un video della ong Cospe e dell'associazione Carta di Roma per ringraziare chi continua a fornire servizi essenziali
"Non siamo noi gli invasori": il saluto dei lavoratori di origine straniera

Sono le infermiere sudamericane che curano i nostri anziani. E' il fattorino indiano che porta a casa nostra i pasti. E' la giovane cassiera rumena che ci porge il conto nei supermercati. Sono le badanti filippine che nelle case fanno compagnia ai nostri nonni. No, non sono loro gli invasori, ma è il virus che chiude in casa, contagia e uccide i più deboli mentre loro, i lavoratori di origine straniera, provano a resistere per darci servizi e prestazioni essenziali.

Dal 2011 questo è il messaggio dell'Associazione Carta di Roma che vigila sul linguaggio usato dai mass media a proposito degli immigrati nel nostro Paese (la Carta di Roma, per l'appunto, rappresenta il protocollo deontologiche della professione giornalistica sul tema dell'immigrazione). E su questa falsariga è stato realizzato un video che, ispirandosi al 25 aprile e alla sua colonna sonora simbolo, Bella Ciao, fa dire ad alcuni lavoratori di origine straniera "Non siamo eroi, ma nemmeno invasori.

Il video è realizzato dalla ong Cospe e dall'Associazione Carta di Roma, per la regia del giornalista Valerio Cataldi e con le musiche di Ala Aesheed e Isaac De Martin.

“Quest’anno non riusciremo ad essere in piazza per la festa della Liberazione – dice Anna Meli di COSPE- quest’anno l’invasore ha le sembianze inconsistenti di un virus. Quest’anno ci è particolarmente chiaro che siamo tutti vulnerabili e tutti parte della stessa comunità. E che solo insieme riusciremo a superare questo periodo buio. Per questo abbiamo pensato a celebrare questa ricorrenza ricordando che tra coloro che chiamiamo oggi “eroi”, i lavoratori e le lavoratrici in prima linea, sono stati definiti “invasori” fino a non poco tempo fa. Ci auguriamo che almeno questa retorica sia spazzata via da questa emergenza che ci ha colpito.”

“Il paradosso è – aggiunge Valerio Cataldi, presidente dell’ Associazione Carta di Roma - che ci siamo accorti davvero del bisogno che abbiamo degli “stranieri”, solo quando la minaccia di una malattia sconosciuta ci ha terrorizzati, ci ha costretti a chiuderci in casa, ci ha tolto il lavoro, ha reso insicure le nostre strade. Queste voci sono una rivendicazione di esistenza di persone ignorate fino a ieri, in gran parte sfruttate ancora oggi".

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