Appena insediati, il 17 agosto scorso, i taleban avevano promesso che l’Afghanistan non sarebbe più stato una centrale della coltivazione e del commercio di droga. «Nessuno – aveva affermato perentoriamente il portavoce Zabihullah Mujahid – sarà coinvolto nel traffico di droga». - Ansa
Traffico illegale di droga al bando, almeno nelle intenzioni, ma ad appena tre mesi di distanza via libera al commercio legale della cannabis. L’obiettivo a cui sta lavorando il governo di Kabul è infatti di rendere legale la «lavorazione della cannabis» per rilanciare la disastrata economia. Lo ha spiegato su Twitter il portavoce del ministero degli Interni di Kabul, Qari Saeed Khosti che ha menzionato un incontro tra il vice ministro incaricato della lotta contro i narcotici e un rappresentante della società Cpharm. - Ansa
«Cpharm vuole costituire una società di lavorazione della cannabis in Afghanistan, che sarà l’unica cannabis disponibile nel Paese», ha spiegato Khosti che ha parlato di un contratto già concluso e a giorni operativo «per creare posti di lavoro per i cittadini». - Ansa
Notizia subito smentita dalla Cpharm che ha precisato di fornire un «servizio di consulenza medica all’industria farmaceutica in Australia» ma di non produrre nulla. E poi, smentendo il governo di Kabul, il comunicato della Cpharm afferma che «non c’è alcun collegamento con la cannabis o i taleban». - Ansa
Il portavoce taleban Khosti a questo punto ha corretto il tiro parlando di contatti con una «società tedesca» mentre «è stato raggiunto un accordo con Cpharm per acquistare piante di cannabis prima che vengano lavorate per ottenere la cannabis». - Ansa
Mentre in Paese rischia di implodere per la gravissima crisi economica accelerata dal cambio di regime, «bloccare ora la produzione non è sicuramente una buona idea», ha ammesso in questi giorni Zabiullah Mujahid. Oltre alla cannabis in Afghanistan si raccoglie l’85% dell’oppio prodotto nel mondo e negli ultimi anni è aumentata la produzione di metanfetamine ottenute attraverso la lavorazione della pianta ephedra sinica. - Ansa
Secondo l’agenzia Onu per la lotta al narcotraffico, la produzione di oppio afghano è aumentata dell’8% nel 2021. - Ansa
Sono almeno un milione secondo l'Unodc, l'Agenzia dell'Onu per la lotta alla droga, gli afghani tra i 15 e i 64 anni tossicodipendenti. Una sorte segnata nel Paese che, a dispetto della crisi economica che si è accelerata dopo l'ascesa del regime dei taleban, resta il maggior produttore mondiale di oppio e cannabis. Alcuni di loro sopravvivono, come mostra questo reportage fotografico, sotto i ponti di Kabul dove degrado e rassegnazione sono incise sui loro volti. Per 3mila di loro, raccolti in diversi punti della capitale, il regime dei taleban ha proposto un programma di aiuto per ricevere delle cure in alcuni ospedali mentre l'inverno incombe. Ma intanto, in un Paese che rischia di implodere, i taleban aprono al commercio internazionale di cannabis.