giovedì 9 luglio 2020
L’impatto del Coronavirus su un mondo già affamato. Nel video una testimonianza di una donna siriana
Oxfam, fame nel mondo: 121 milioni di persone in più rispetto al 2019

«Da quando la stagione del raccolto è finita non ho più un lavoro. Con i pochi soldi che sono riuscita a farmi prestare ho potuto comprare solo del pane, ma non basta a sfamare i miei figli» racconta Wardeh, donna siriana, madre di sette figli, rimasta sola dopo aver perso il marito. Quando riesce a lavorare la sua paga è inferiore ai due euro al giorno. Succede in Siria dove, a oltre dieci anni dall'inizio della guerra, ai 9,3 milioni che soffrono la fame si potrebbero aggiungere altri due milioni a causa del collasso dell’economia e dell’aumento stratosferico dei prezzi dei beni di prima necessità come il pane causati dalle restrizioni adottate per fermare il contagio da Coronavirus.

È una delle testimonianze raccolte dal rapporto Oxfam "Il virus della fame" da cui emerge che 121 milioni di persone in più potrebbero ritrovarsi nel 2020 senza nulla da mangiare per periodi prolungati, a causa dell’impatto economico e sociale collegato alla pandemia. Il 65% delle persone colpite da grave denutrizione vive in soli 10 paesi, tra i quali ci sono l’Afghanistan e il Sud Sudan. (QUI IL SITO DI OXFAM)

In Yemen nei primi 4 mesi dell’anno le rimesse sono crollate dell’80% – per 253 milioni di dollari – come conseguenza della grande perdita di posti di lavoro nel Golfo. La chiusura di confini e vie di approvvigionamento ha inoltre portato a una diminuzione delle scorte e fatto schizzare i prezzi alimentari, in un paese che importa il 90% del suo cibo: solo a marzo le importazioni di beni alimentari erano crollate del 43%. Questa emergenza ha colpito anche i paesi a medio reddito come India, Sud Africa e Brasile.

La versione integrale del rapporto Oxfam "Il virus della fame"

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