Ha chiesto soprattutto «dettagli sui corridoi umanitari per i migranti», perché «il modello italiano le interessa molto», racconta Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, questa mattina, al termine della visita alla Comunità di Nancy Pelosi, la speaker della Camera dei rappresentanti degli Usa, dove aveva anche visto alcune famiglie di profughi afghani e ucraini. Un’ora cioè trascorsa nella sede trasteverina di Sant’Egidio, l’incontro con Impagliazzo e la gente della Comunità, quello appunto coi profughi.
Naturalmente «le ho parlato anche dell’aggressione russa all’Ucraina, le ho posto il problema che per noi europei la guerra è molto più vicina e pesante rispetto a quanto lo sia per il popolo americano, le ho chiesto quindi un impegno ulteriore per cercare nuove vie di pace, che adesso sembrano più difficili, ma non si può dismettere il sogno della pace». Lei ha ricordato i 40 miliardi di dollari in armi e aiuti umanitari già mandati dagli Usa all’Ucraina.
La speaker (ottantadue anni portati benissimo) ha anche lasciato una donazione alla Comunità, da parte del Dipartimento di Stato Usa, per l’accoglienza e l’integrazione dei profughi afghani che arriveranno a fine luglio e saranno ospitati proprio da Sant’Egidio. Infine si è congedata – racconta ancora Impagliazzo – «dicendoci che col nostro operare mettiamo in pratica il Vangelo» e «mi ha colpito, perché ha aggiunto "parlo da cattolica e non sempre si vedono i cristiani vivere realmente il Vangelo"».
Ultima annotazione di colore. «Com’è il suo italiano?», le aveva chiesto (in inglese) Impagliazzo al suo arrivo. Pelosi, di origine italiana, aveva scosso la testa e risposto «non buono» e l’ambasciatore presso la Santa Sede, Joseph Donnelly, di rimando, «ma migliore del mio».