Tanti, troppi continuano a essere i corpi che il mare restituisce sulle coste della Tunisia: persone migranti che non ce l’hanno fatta a raggiungere l’Europa.
E così, come lui stesso ha spiegato, l’artista Rachid Koraichi ha deciso di dare una degna sepoltura a quei corpi per lo più impossibili da identificare creando per loro un cimitero chiamato “Giardino d’Africa”. “Vorrei dare a queste persone un primo assaggio del paradiso” ha detto ai giornalisti Koraichi, 74 anni, origini algerine e fede nell’islam sufi.
L’artista, che ha esposto anche a Venezia le sue sculture e le sue opere di calligrafia araba, ha raccontato di aver acquistato un lotto di terreno nel 2018 a Zarzis, nel sud della Tunisia, non lontano dal confine con la Libia.
Il frequente ritrovamento di migranti senza vita sulle spiagge lo ha spinto a dedicare quel luogo alle sepolture.
Il cimitero oggi conta già 200 lapidi curate una ad una dall’artista con le poche informazioni a disposizione: su una si può leggere “Donna, con indosso un vestito nero, ritrovata sulla spiaggia di Hachani”. Su un’altra invece è scritto: “Uomo, abito scuro, spiaggia del Four Seasons Hotel”.
La DG vient de décerner l'arbre de la paix de l'#UNESCO au #jardin_dafrique à #Zarzis. Lieu de recueillement et digne dernière demeure aux personnes mortes en méditerranée à la recherche d'autres horizons. De toutes les nationalités elles y reposeront en paix
— Délégation de Tunisie à l'UNESCO et à l'OIF (@TunisieUnesco) June 9, 2021
Bravo R. #Kouraichi! pic.twitter.com/cK2m7Gbj6T
Va ricordato che prima del Giardino d'Africa, a Zarzis era stato un gruppo di pescatori tunisini, su tutti Chamseddine Marzoug, volontario della Mezzaluna Rossa tunisina, a fare i conti con il salvataggio dei vivi e la triste conta dei morti, creando un cimitero dedicato alle persone migranti sconosciute.
Avvenire ha più volte raccontato la sua storia: «Sono un cittadino, un volontario e un militante contro il razzismo. Con i vivi e soprattutto con i morti, che sotterro». A parlare è Chamseddine Marzoug, tunisino. È lui l’uomo che salva, raccoglie e dà dignità ai migranti annegati nel Mediterraneo. Ha 56 anni e da almeno un decennio e con scarso aiuto istituzionale, il pescatore e volontario della Mezzaluna Rossa si incarica personalmente di dare sepoltura ai cadaveri che il Mare Nostrum restituisce alle spiagge tunisine.