A un anno dallo scoppio della pandemia da Covid-19, una persona su tre nel mondo è senza acqua pulita, oltre una su due non ha accesso a servizi igienico-sanitari sicuri. Le comunità più colpite vivono in paesi in cui il virus si è aggiunto a guerre e crisi climatiche. Solo in Yemen e Siria oltre 35 milioni di persone non hanno accesso a fonti d’acqua pulita, risultando ancora più esposti al coronavirus. Per questo Oxfam ha lanciato una campagna, fino al 28 marzo, per sostenere i progetti di questa Ong per contribuire a cambiare le cose, donando acqua e salvando migliaia di vite (LEGGI QUI).
Già prima del Covid-19, la carenza di acqua uccideva ogni anno circa 830 mila persone, costrette a bere e lavarsi con acqua sporca o contaminata, con 297 mila bambini sotto i 5 anni - 800 al giorno - colpiti da malattie ed epidemie. Basti pensare che il 50% della malnutrizione infantile era dovuta all’uso di acqua non sicura e servizi igienici inadeguati: 818 milioni di bambini, soprattutto nei paesi più poveri, non avevano neanche la possibilità di lavarsi le mani nella propria scuola.
In Yemen la guerra, iniziata il 26 marzo di sei anni fa, ha distrutto la metà delle strutture sanitarie, lasciando la popolazione - che per oltre l’80% dipende dagli aiuti umanitari – senza mezzi per affrontare la diffusione incontrollata del Covid e la più grave epidemia di colera di sempre (con centinaia di migliaia di nuovi contagi nel 2020). Il risultato è che quasi 18 milioni di persone non hanno accesso a cure di base, medicine o dispositivi per proteggersi dal contagio; più di 20 milioni non possono contare su fonti d’acqua pulita per bere, cucinare e lavarsi; 4 milioni non hanno più una casa e vivono in condizioni di totale promiscuità nei campi profughi.
La Siria e il suo popolo affrontano una situazione non meno drammatica. A dieci anni esatti (il prossimo 15 marzo) dall’inizio di un conflitto che ha prodotto la più grave emergenza profughi al mondo e ucciso centinaia di migliaia di persone, più di 11 milioni di persone dipendono dagli aiuti per i bisogni essenziali, e oltre 15 milioni non hanno accesso ad acqua pulita corrente. Mancano scuole, ospedali (anche qui il conflitto ne ha distrutti la metà) e infrastrutture idriche essenziali per prevenire la diffusione di malattie come tifo, colera, dissenteria e ora il Covid-19. Qui la pandemia potrebbe aggravare enormemente la condizione di un paese dove già un anno fa l’80% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà, segnato da un’inflazione che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi di qualsiasi bene essenziale, come cibo e medicinali.
Ma l'Oxfam non dimentica che la pandemia ha aggravato le condizioni di vita di chi già si trovava in stato di grande difficoltà in Italia: lavoro assente, perduto o congelato, vecchie povertà e nuovo impoverimento, disagio abitativo, vulnerabilità educative confermavano l’istantanea di una società in forte sofferenza e già segnata da profonde disuguaglianze.
Nei primi 6 mesi del 2020, il reddito medio delle famiglie è calato di oltre l’8%, rispetto al primo semestre del 2019, mentre ad un anno sono andati perduti centinaia di migliaia di posti di lavoro. Oxfam è intervenuta rafforzando la rete di Community Center, gestiti in collaborazione con a Diaconia Valdese e altri partner, per sostenere e aiutare i più fragili nelle periferie di molte città italiane: disoccupati, precari, madri sole e famiglie monoreddito, immigrati e studenti.