In poco più di un anno con operazioni ingegneristiche d’avanguardia a Lampedusa è stato portato a terra per la distruzione quello che restava di più di 2mila relitti del mare. Barche, barconi, pescherecci che in questi anni hanno trasportato decine di migliaia di immigrati nel loro viaggio della speranza. Ad operare è l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli che ha tra le sue funzioni anche il compito di rimuovere e smaltire le imbarcazioni usate dai migranti affondate entro le 12 miglia marittime o comunque abbandonate sulle coste e spiagge italiane.
Barconi che raccontano la disperazione, il dolore, la speranza. Spesso c’è poco da recuperare, ma questa operazione vuole essere un esperimento di economia circolare e anche una testimonianza affinché non si perda la memoria di chi ha compito l’estremo sacrificio alla ricerca dell’opportunità di essere parte di una società civile dove diritti e doveri sono codificati.
E sarà anche una nuova melodia, quella che suoneranno i violini, le viole e i violoncelli realizzati dai detenuti del carcere milanese di Opera, utilizzando il legno recuperato grazie all’impegno della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. Legni che hanno ascoltato le urla terrorizzate di chi temeva di morire in mezzo al mare, e che ora produrranno musica di speranza. Un progetto, chiamato “Metamorfosi”, per il reinserimento sociale dei detenuti, ma anche un messaggio di speranza che vuole girare per l’Italia. Infatti gli strumenti musicali realizzati saranno poi utilizzati da musicisti di varie zone del Paese, in una sorta di “Orchestra del mare”. Non è la prima iniziativa per preservare la memoria dei viaggi degli immigrati.
Sempre col legno dei barconi nello scorso Natale sono stati realizzati tanti Presepi, ricordando come anche Giuseppe e Maria fossero dei profughi, senza una casa, e come Gesù nacque senza un vero tetto, proprio come chi viaggia sui barconi. Viaggi troppo spesso finiti in drammi. Così sempre col legno dei barconi, da anni vengono realizzati grandi e piccole croci. Sono diffuse in molte chiese, non solo italiane, riconoscibili per i colori delle imbarcazioni. Così come quelle piccole portate al collo da sacerdoti, vescovi o semplici cittadini. Un gesto di vicinanza e solidarietà. Molte realizzate, insieme ad altri oggetti, da Francesco Tuccio, falegname di Lampedusa. Come lui dice “per ridare vita a chi la vita ha perso”. L’isola, dunque, sarà ripulita da questi particolari e drammatici rifiuti, ma non dal ricordo di cosa abbiano rappresentato. Non solo barconi ma uomini, donne e bambini che su quei barconi hanno viaggiato verso il desiderio di una nuova vita.