Bambiniin un campo profughi in Yemen - Oxfam / Mohammed Al-Mekhlaf
Oggi, il 2 giugno, scadeva la tregua che ha portato a un fragile cessate il fuoco da 2 mesi. Come speravano in tanti Il governo yemenita e i ribelli sciiti Houthi hanno concordato di rinnovare il patto in vigore dal 2 aprile per "altri due mesi". Lo ha annunciato oggi l'inviato delle Nazioni Unite Hans Grundberg.
"La proroga entra in vigore alla scadenza dell'attuale tregua, oggi 2 giugno 2022 alle 19:00 ora dello Yemen (17 italiane)", ha affermato in una nota, nonostante i disaccordi espressi nei suoi ultimi giorni dalle parti in conflitto. Il rinnovo della tregua è stato accolto con soddisfazione dal presidente americano Joe Biden, che ha chiesto che diventi "permanente".
Oltre 7 anni di guerra e la crisi alimentare globale hanno messo in ginocchio lo Yemen, che, tra l'altro, dipende per il 42% dalle importazioni di grano dall’Ucraina e dove gran parte della popolazione deve la propria sopravvivenza alla disponibilità di pane.
“Il conflitto in Ucraina ha ridotto drasticamente le forniture alimentari a livello globale facendo schizzare i prezzi alle stelle, con l’effetto di aver esasperato una delle più gravi emergenze umanitarie al mondo – spiega Paolo Pezzati, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Ong presente da anni nel martoriato Paese –. Ad oggi in Yemen 17,5 milioni di persone soffrono la fame, mentre 3,5 milioni sono colpite da malnutrizione acuta. Numeri che potrebbero salire ancora e di molto”.
Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, entro la fine dell’anno, il numero di persone senza cibo potrebbe arrivare a 19 milioni, tra cui 7,5 milioni di yemeniti che potrebbero trovarsi letteralmente sull’orlo della carestia.
Gli aiuti internazionali, nonostante le promesse, sono insufficienti e lo stesso World Food Programm ha dovuto ridurre le forniture alimentari a ben 5 milioni di yemeniti.
Ad oggi lo Yemen importa il 90% del cibo, tra cui il 42% del grano direttamente dall’Ucraina, e gran parte della popolazione basa la propria sopravvivenza proprio sulla disponibilità di pane. Le Nazioni Unite, già prima della crisi ucraina, prevedevano un aumento esponenziale del rischio di carestia nel Paese.
IL CALO DELLE VITTIME CIVILI, DOPO L’ESCALATION DI INIZIO 2022
La tregua che scadeva questo 2 giugno ha avuto un effetto positivo: ha fatto diminuire il numero di vittime civili (oltre 14.500 solo dal 2017), dato che gli attacchi aerei e i combattimenti via terra si sono notevolmente ridotti. I voli in partenza dall'aeroporto di Sana'a sono ripresi e le navi di rifornimento che trasportano beni di prima necessità sono potute rientrare nel porto di Hudaydah, il principale del Paese; mentre continuano i negoziati per la riapertura dei collegamenti verso la città di Taiz.
Allo stesso tempo per le organizzazioni al lavoro sul campo, come appunto Oxfam, è stato possibile portare aiuti nelle aree che erano rimaste tagliate fuori a causa del conflitto.
“Il cessate il fuoco ha ridato speranza al popolo yemenita, - aggiunge Pezzati – interrompendo la terrificante spirale di violenza che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 ha causato un aumento esponenziale delle vittime civili, in un paese che già conta oltre 4 milioni di sfollati interni in fuga dalla guerra”.
SENZA UN PACE DURATURA IMPOSSIBILE RICOSTRUIRE IL PAESE
“Se vogliamo evitare che il paese venga colpito dalla carestia e che altre migliaia di innocenti perdano la vita, la tregua deve essere estesa e diventate permanente, la comunità internazionale deve spingere le parti in conflitto a raggiungere una pace duratura. – conclude Pezzati -. È un punto cruciale e irrinunciabile da cui dipende il futuro di milioni di yemeniti che non hanno accesso a servizi di base; sono allo stremo per la mancanza di cibo, acqua pulita, medicine; devono fare i conti con una situazione economica disastrosa. Secondo le stime entro l’anno 23,4 milioni di persone si troveranno a dover dipendere dagli aiuti internazionali per poter sopravvivere”.
Dal luglio 2015 Oxfam, ricorda l'Ong, ha soccorso oltre 4 milioni di yemeniti in nove governatorati del Paese. Dalla conferma dei primi casi di coronavirus ha rafforzato il proprio intervento per rispondere alla pandemia, distribuendo kit igienico-sanitari e acqua pulita nei campi profughi, realizzando campagne di sensibilizzazione sulle norme di prevenzione del contagio.
Per rispondere all’emergenza alimentare, sta soccorrendo circa 280 mila persone con voucher per l’acquisto di cibo, offrendo sovvenzioni in denaro a piccole imprese e agli agricoltori, lavoro per la riabilitazione di infrastrutture idriche e stradali, rimaste distrutte nel conflitto.