Manifestazione in sostegno di Fujimori a Lima - Ansa
Tre a tre. La consultazione in seno al Tribunale costituzionale si è risolta in un pareggio. Alla fine, però, il giudice Augusto Ferrero ha fatto valere il peso doppio del suo voto, in quanto presidente. E, così, Alberto Fujimori ha ottenuto il via libera a lasciare il carcere di Barbadillo dove sconta la pena a venticinque anni per crimini contro l'umanità. L'ex dittatore 82enne - al potere dal 1990 al 2000 - aveva chiesto, tramite il proprio avvocato, il rilascio per ragioni di salute. Dopo un luogo tira e molla, ora, l'ha ottenuto.
Gli attivisti per i diritti umani hanno duramente criticato il verdetto. La liberazione di Fujimori non era all'ordine del giorno ed è stata aggiunta all'ultimo, proprio quando la correlazione delle forze nell'Alta Corte era favorevole all'imputato. L'entrata di Ferrero nell'organismo era stata sostenuta, nel 2017, da Keiko Fujimori e dal suo partito.
In nome della guerra alla formazione terrorista Sendero Luminoso, il regime fujimorista inaugurò una strategia sistematica di violenza e intimidazione nei confronti degli oppositori e creò una rete di corruzione capillare, che ancora oggi mina la stabilità delle istituzioni peruviane. Tra le migliaia di crimini, anche le sterilizzazioni forzate di almeno duemila indigene che ancora non hanno ottenuto giustizia