Sola davanti al blindato della Guardia nazionale bolivariana, la donna con il fazzoletto sul volto per resistere ai lacrimogeni e la bandiera del Venezuela annodata sulle spalle: come a piazza Tienanmen, l'immagine in poche ore è già diventata il simbolo delle proteste contro Maduro. «Siamo scesi in piazza in milioni, ora dobbiamo essere ancora di più», ha affermato il leader dell'opposizione Henrique Capriles. E ieri, dopo la “madre di tutte le marce” di mercoledì, l’opposizione si è mobilitata anche ieri in Venezuela.
Sono intanto saliti a tre le vittime degli scontri di mercoledì.Quando i cortei erano ancora in corso, un comunicato della Conferenza episcopale del Venezuela dava il suo appoggio alle manifestazioni: «La protesta civile e pacifica non è un crimine. È un diritto! Il suo controllo non può essere una repressione eccessiva». La democrazia, affermano i vescovi venezuelani, è caratterizzata «dal rispetto e dalla protezione dei diritti dei cittadini». Quando un governo «li ignora» oppure «non li rispetta», proseguono i vescovi «cessa di essere uno Stato democratico, perde legittimità, perché la sua funzione è quella di difendere tutti i cittadini». Forte preoccupazione ha subito espresso il segretario di stato Usa, Rex Tillerson secondo cui il presidente venezuelano Nicolas Maduro sta violando la Costituzione. Appelli alla calma da Ue e dal segretario generale dell’Onu Guterres.
«Sono milioni in piazza contro Maduro» afferma l'opposizione che anche ieri ha organizzato nuove manifestazioni in tutto il Paese. Salite a tre le vittime negli scontri di mercoledì
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