domenica 1 maggio 2016
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Un milione e mezzo di firme per destituirlo Al presidente una lettera di papa Francesco Aveva un mese di tempo per arrivare a quota 196mila firme con cui avviare il referendum per mettere fine al mandato del presidente Nicolás Maduro. L’opposizione venezuelana, invece, dice di averne raccolte oltre 1,5 milioni in appena tre giorni. Domani, i registri verranno consegnati al Consiglio nazionale elettorale per la verifica. Con la settimana lavorativa ridotta a due giorni, i cinque giorni di esame diventeranno due settimane. O forse qualcosa di più dato che Maduro ha nominato una commissione speciale per controllare le firme una ad una. Un procedimento delicato, durante il quale i sottoscrittori possono venir contattati per confermare la decisione. Il fronte anti-chavista teme che molti vengano intimiditi, come già accaduto – afferma – durante un analogo intento di referendum contro il predecessore Hugo Chávez. Allora, però, il boom petrolifero faceva affluire miliardi di dollari nelle casse dello Stato e i lauti sussidi garantivano il sostegno di gran parte della popolazione. Il crollo dei prezzi internazionali dell’oro nero, però, ha trascinato il Venezuela nel baratro della crisi. I supermercati sono vuoti e perfino la popolare fabbrica di birra Empresas Polar ha dovuto sospendere la produzione per man- canza di materia prima. Il malcontento cresce insieme all’inflazione. Il presidente, dunque, dopo aver ribadito che avrebbe fatto di tutto per impedire la propria destituzione, ha aperto uno spiraglio alla conciliazione. «Se il Consiglio deciderà di andare avanti con il referendum, lo affronterò», ha detto ieri Maduro. Le proteste dell’ultima settimana hanno mostrato al governo quanto la situazione sia pericolosamente vicina al punto di non ritorno. La tensione sale di giorno in giorno, creando forte preoccupazione nella Chiesa. Quest’ultima cerca faticosamente di favorire l’incontro fra le parti. A Pasqua, papa Francesco aveva rivolto un accorato appello «a quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione con tutti». Il nunzio, Aldo Giordano, si è impegnato in prima persona per favorire il dialogo auspicato dal Papa. Non solo. Francesco – secondo quanto detto dal responsabile della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi al sito di informazione Il Sismografo – ha fatto avere recentemente una «sua lettera personale al presidente Maduro» con riferimento alla situazione del Paese. Il dramma ha spinto l’opposizione dar mostra di unità, per la prima volta dalle ultime presidenziali. Il leder dell’ala moderata, Herrique Capriles, si è recato con il capo del Parlamento, Henry Ramos Allup, e al presidente della Conferenza episcopale venezuelana, Diego Padrón, al carcere militare di Ramo Verde per raccogliere la firma di Leopoldo López, riferimento del settore radicale, incarcerato con l’accusa di aver fomentato le manifestazioni anti-Maduro del febbraio 2014 in cui morirono oltre 40 persone. Alla fine non ce l’hanno fatta: le guardie non li hanno fatti passare e la madre di López è ricorsa a un sotterfugio per averla. Il gesto, però, ha riunito intorno al referendum tutte le frange dell’arco anti-bolivariano. L’iter per destituire il presidente è, comunque, ancora lungo: dopo il primo step, ve n’è un secondo che prevede la raccolta di 4,5 milioni di adesioni. Solo a quel punto ci sarà effettivamente il referendum. © RIPRODUZIONE RISERVATA REFERENDUM. Nicolás Maduro ha chiesto di verificare le firme (Epa)
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