L’azienda di biofarmaceutica tedesca BionTech che ha collaborato con Pfizer - Ansa
Industria e diplomazia non aspettano. Il via libera delle autorità sanitarie al vaccino anti-Covid sviluppato dalla cordata Pfizer-BioNTech, il più vicino all’immissione in commercio perché sicuro ed efficace nel 90 per cento dei casi su cui è stato testato, potrebbe arrivare alla fine della prossima settimana. La partita per organizzare la produzione del farmaco su larga scala e, soprattutto, la sua distribuzione tra i diversi Paesi del mondo è però già entrata nel vivo. Non c’è tempo da perdere. La Croda International, azienda chimica britannica, è tra le prime ad aver firmato con la statunitense Pfizer un contratto da oltre 80 milioni di euro per la fornitura di componenti necessarie alla sintesi seriale del vaccino. Altre ne seguiranno perché, come annunciato, vengano messe a disposizione 50 milioni di dosi nel 2020 (1,3 miliardi nel 2021). Le trattative più delicate riguardano l’approvvigionamento dei singoli Paesi.
Dall’Onu è arrivato l’ennesimo appello, più volte rilanciato anche Papa Francesco, a mettere da parte ogni forma di nazionalismo. Correre ad accaparrarsi il farmaco, ha sottolineato una nota, significa non aver compreso che «nessuno può essere sicuro in un mondo interconnesso e interdipendente». Dati alla mano, però, la disponibilità del vaccino Pfizer-BioNTech è limitata. Da questo dipende il fermento delle cancellerie impegnate a perfezionare gli acquisti e a stabilire i criteri con cui verrà somministrato.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha confermato che l’Ue formalizzerà già oggi un contratto con il colosso americano per 300 milioni di dosi. «Abbiamo già iniziato a lavorare con gli Stati membri – ha sottolineato – per preparare campagne di vaccinazione nazionali». L’Italia sembra al momento destinata a ricevere almeno il 13,5 per cento del bottino opzionato dal gruppo d’acquisto europeo, quindi oltre 40 milioni di dosi. La quota, proporzionale alla grandezza della popolazione, potrebbe però aumentare nel caso in cui qualcuno degli Stati membri opti per una negoziazione esclusiva.
L’annuncio per la prima fornitura: all’Italia il 13,5%. Sì alla cura a base di anticorpi monoclonali Le Nazioni Unite rilanciano l’appello di papa Francesco: «No ai nazionalismi per accaparrarsi il siero»
A far sperare che la luce in fondo al tunnel della pandemia costata la vita a più di un milione di persone sia davvero vicina c’è anche l’approvazione di una cura sperimentale contro il coronavirus ottenuta in via d’emergenza, ieri, dalla società statunitense Eli Lilly. L’autorità americana per il controllo sui farmaci, la Food and Drug Admnistration, ha dato il via libera alla formula a base di anticorpi monoclonali efficace nel curare pazienti affetti in maniera lieve o moderata. Interrotta invece in Brasile la sperimentazione in «fase 3» del CoronaVac, vaccino sviluppato dalla cinese Sinovac Biotech, per un grave episodio avverso di cui è stato vittima uno dei volontari coinvolti nei test somministrati dall’Istituto Butantan di San Paolo.
Pechino sostiene che l’incidente sia stato provocato da cause non riconducibili al farmaco. Intanto, però, continua a trattare per mezzo della Shanghai Fosun Pharmaceutical Group per mettere le mani su partite di vaccino Pfizer-Biontech. L’intreccio tra politica e coronavirus non accenna ad allentarsi negli Stati Uniti. Il presidente uscente Donald Trump ha insinuato che la notizia sul vaccino Pfizer-BioNTech sia stata ritardata perché non gli fosse attribuito in campagna elettorale un successo ottenuto grazie alla «collaborazione pubblico-privato» da lui promossa. Immediata la smentita della Pfizer: non abbiamo ricevuto nessun fondo pubblico né tanto meno tenuto nascosti i risultati della sperimentazione. «Il governo degli Stati Uniti prevede di iniziare a vaccinare gli americani a dicembre», ha intanto annunciato il segretario Usa alla Salute, Alex Azar, se la Pfizer presenterà la richiesta di autorizzazione d’emergenza per il suo vaccino anti-Covid alle autorità di regolamentazione sanitaria degli Stati Uniti nei tempi rapidi previsti.