Un attacco degli Houthi yemeniti a un cargo nel Mar Rosso - Reuters
Dopo gli ultimi attacchi di ieri alle navi in transito verso il Mar Rosso, bersagliate dai filo-iraniani Houthi, Londra e Washington sono ormai pronti ad agire. La decisione politica è già stata presa, ora tocca ai generali decidere come e quando. Ieri sera è stata convocata d’urgenza una riunione del Consiglio dei ministri a Downing Street e in zona sono già presenti tre incrociatori. "Il governo britannico ha pronti quindi i raid aerei contro i ribelli Houthi dello Yemen", afferma anche il Times.
Il quotidiano britannico afferma che ci sono piani per obiettivi Houthi, comprese basi e imbarcazioni. Il gruppo yemenita, che controlla gran parte del nord-ovest densamente popolato del Paese, ha sparato contro navi che ritiene siano collegate a Israele che viaggiano nel Mar Rosso. Il 'Wall Street Journal' ha anche riferito che i diplomatici occidentali hanno detto alle compagnie di navigazione che gli attacchi probabilmente prenderanno di mira le città yemenite di Hodeidah e Hajjah, e forse anche la capitale Sanaa, controllata dagli Houthi. Sempre il WSJ ha riferito che gli Houthi hanno spostato alcune delle loro armi in previsione di un attacco. Il gruppo alleato dell'Iran ha resistito ad anni di attacchi da parte di una coalizione guidata dall'Arabia Saudita durante la guerra in Yemen, che è in corso. E ieri il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede agli Houthi di fermare immediatamente gli attacchi alle navi del Mar Rosso.
Miliziani Houthi in piazza a Saana in Yemen - Ansa
Al tempo stesso (questione di ore) anche gli Stati Uniti sono pronti ad autorizzare l’azione. "Non starò ad anticipare le nostre mosse in un senso o in un altro. Faremo quello che dobbiamo fare per contrastare e sconfiggere queste minacce che gli Houthi continuano a rivolgere alla navigazione commerciale sul Mar Rosso". Così John Kirby, portavoce del consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, ha risposto alla domanda sulle voci riguardo intensificarsi dei preparativi per raid Usa e degli alleati contro i ribelli Houthi nello Yemen. Anche il portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, non ha voluto commentare le notizie che arrivano dalla stampa britannica rispetto ad una potenziale azione contro i ribelli Houthi. "Non anticiperò o farò speculazioni su ogni potenziale operazione futura - ha detto rispondendo ai giornalisti - credo che la dichiarazione di diverse nazioni riguardo al fatto che vi saranno conseguenze, se non finiranno gli attacchi, parli da sola. E qui mi fermo".
A questo punto la domanda è quando e non dove né perché. Ma l’atra domanda più inquietante riguarda il mandante di questa pressione su Israele da parte degli sciiti che controllano Sanaa: l’Iran degli ayatollah. Fino ad ora hanno sempre negato coinvolgimenti diretti, dopo aver però fornito tecnologia con la più classica delle manovre di “proxy war”. Ali Kamenei continuerà a negare? Rischierà di far deflagrare l’intero quadrante di fronte a un’azione diretta Usa, come quella che l’altro giorno ha portato il governo “amico” di Baghdad a invitare gli stati Uniti a lasciare il Paese dopo l’uccisione di due leader sciiti e vicini a Teheran?