Reuters
Si è tenuta ieri a Roma la Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell'Ucraina: dall'Italia 100 milioni al fondo di garanzia Bei; Confindustria pronta a investire in energia, acciaio, agricoltura e farmaci. Si tratta del terzo appuntamento in format bilaterale dedicato al sostegno economico a Kiev. Il primo si è svolto in Germania nell’ottobre scorso; il secondo in Francia a dicembre. È previsto anche un format multilaterale: la “Piattaforma di coordinamento dei donatori” del G7. Un primo incontro c’è stato lo scorso luglio a Lugano, il prossimo sarà in giungo a Londra.
«La ricostruzione dell’Ucraina inizia ora», ha affermato il premier Demys Shmyhal. Un apparente controsenso poiché la guerra è ancora in corso e una soluzione del conflitto non è, drammaticamente, nell’orizzonte di breve periodo. Perché, dunque, affrettarsi a ricostruire ciò che i missili russi possono distruggere in una manciata di secondi? In realtà, le diplomazia internazionali sono già da tempo al lavoro per risollevare il Paese devastato dall’invasione. La Banca mondiale ha calcolato in 411 miliardi di dollari l’ammontare complessivo dei danni , oltre sessanta miliardi in più rispetto alle previsioni iniziali. Ormai, inoltre, un quarto degli abitanti è povero e il governo fa fatica ad aiutarli. Armi a parte – su cui continua a concentrarsi l’attenzione globale –, gli ucraini hanno necessità di sostegno umanitario. A tal fine, si prospetta, però, un impegno articolato in più tempi. Il primo è quello del “fast recovery” ovvero il ripristino delle infrastrutture più urgenti nelle aree liberate dall’occupazione delle truppe di Mosca. La spesa, in questo caso, si aggira intorno ai 14 miliardi di dollari per il 2023 da investire, per il 60 per cento, nei settori chiave di trasporti, energia e alloggi. Come ha sottolineato la vice-presidente della Banca europea per gli intestimenti (Bei), Gelsomina Vigliotti,
«Dobbiamo concentrarci su ciò che non può aspettare la fine del conflitto. Ci sono priorità da affrontare ora, sostenendo l’economia per evitare ulteriori perdite e danni». A tal fine, la Bei ha fornito un sostegno di due miliardi per il ripristino dei servizi pubblici e di infrastrutture essenziali per alleviare le condizioni della popolazione. «Ci saranno, poi, strade e ferrovie da rimettere in sesto, intervenire su acqua potabile, sistema fognario e risorse per far crescere il settore privato», ha aggiunto Vigliotti. La Banca mondiale, da parte sua, ha mobilitato oltre 22 miliardi per consentire al governo di Kiev di garantire le necessità fondamentali, come pagare le pensioni e tenere aperte le scuole». In un secondo momento – a partire dalla zona occidentale dove, da un anno, i combattimenti sono sporadici – si dovrà provvedere alla modernizzazione delle grandi infrastrutture e alle riforme necessarie per attrarre investimenti. Una parte sostanziale del programma di ripresa consisterà nel cercare di rimettere in piedi il settore privato perché possa fare da traino all’economia», ha detto Antonella Bassani, vice-presidente regionale di Banca mondiale.