Isidro Baldenegro aveva 51 anni
Quando, nel 2005, fu insignito del premio Goldman per la difesa dell’ambiente, l’indigeno Isidro Baldenegro López, decise di dedicare il prestigioso riconoscimento al padre Julio. Quest’ultimo lottò per tutta la vita per la protezione dei boschi della Sierra Tarahumara, nel nord del Messico. Proprio come Isidro. Per tale ragione, fu assassinato a colpi di pistola, nel 1986. La stessa sorte toccata al figlio. Domenica, Isidro Baldenegro è stato crivellato di proiettili vicino alla comunità di Coloradas de la Virgen. Il corpo è stato trovato, però, solo mercoledì. È l’ultimo di una lunga serie di ecologisti assassinati in America Latina, la regione più letale per chi difende la “casa comune”. Trentatré nel solo Messico tra il 2010 e il 2015, secondo l’Ong Global Witness. Baldenegro, inoltre, è il secondo vincitore del Golman ad essere ucciso, dopo l’honduregna Berta Cáceres, massacrata il 3 marzo 2016. Segno che nemmeno la notorietà internazionale, riesce più a proteggere gli attivisti. In gioco ci sono miliardi di dollari. Specie ora che la fame di risorse s’è fatta drammatica. Isidro Baldenegro, 51 anni, si batteva contro il taglio di alberi nella Tarahumara da parte dei cacciatori di legname pregiato. Nel 1993, fondò “Fuerza ambiental”, movimento di resistenza non violenta alla deforestazione selvaggia dei territori indigeni, principale causa delle continue siccità e carestie che colpiscono la regione. Meno di dieci anni dopo, nel 2002, dopo una serie di scioperi e manifestazioni, Fuerza ambiental “obbligò” il governo a proibire, almeno temporaneamente, il taglio degli alberi. Da allora, la persecuzione nei suoi confronti si fece più intensa. Prima l’arresto, senza prove, per possesso di droga. Poi, le minacce di morte che avevano costretto Baldenegro ad abbandonare la comunità di Coloradas de la Virgen. La stessa dove era tornato per trovare i parenti lo scorso fine settimana. E, dove, domenica, è stato ucciso