lunedì 11 ottobre 2021
Il presidente Saied ha nominato Najla Bouden Romdhane. Ma prima ha indebolito per legge il ruolo del primo ministro, rafforzando il suo di capo dello Stato
Il presidente tunisino Kais Saied con la neo-premier Najla Bouden Romdhane al palazzo presidenziale di Cartagine

Il presidente tunisino Kais Saied con la neo-premier Najla Bouden Romdhane al palazzo presidenziale di Cartagine - Ansa

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La Tunisia ha da oggi un nuovo governo, con una donna premier e 8 ministre su un totale di 24. Najla Bouden Romdhane ha giurato stamani davanti al presidente della Repubblica Kais Saied. La nomina è avvenuta con decreto presidenziale, poiché il Parlamento è sospeso. Il nuovo governo si insedia undici settimane dopo la destituzione del precedente da parte del presidente, che ha assunto i pieni poteri il 25 luglio scorso.

Najla Bouden Romdhane è la prima donna a ricoprire il ruolo di premier in tutto il mondo arabo. Kais Saied le aveva affidato il 29 settembre l’incarico di formare un nuovo governo «il prima possibile». Bouden Romdhane aveva definito «un onore» l’aver ricevuto l’incarico: «Chiediamo a Dio di avere successo».

Dopo l'annuncio della sua squadra di governo, Bouden ha detto: "Dobbiamo ripristinare la fiducia dei cittadini nello Stato e dei Paesi stranieri nel nostro Paese. Lottare contro la corruzione, che sta peggiorando sempre di più, per restituire ai tunisini la speranza in un futuro migliore". "Competenza ed esperienza", ha aggiunto "saranno le chiavi per raggiungere questi obiettivi". Verrà data "grande importanza" al rilancio dell'economia e al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e del loro potere d'acquisto: "Questo governo lavorerà per il bene del Paese e del popolo e sarà aperto a tutte le parti".

Misure eccezionali che spingono verso il presidenzialismo

La scelta presidenziale giunge a due mesi e mezzo dalle dimissioni forzate di Hichem Mechichi (primo ministro per appena dieci mesi) e dal congelamento del Parlamento, ed era stata preceduta da un discusso pacchetto di misure eccezionali: in virtù di tali disposizioni, di fatto la Tunisia ha imboccato in modo deciso la strada che conduce verso un regime presidenziale, allontanandosi da quel sistema ibrido previsto invece dalla Costituzione post-rivoluzionaria, quella del 2014.

In particolare, uno degli articoli contenuti nei decreti recita: «Il presidente esercita il potere esecutivo con l’aiuto di un consiglio dei ministri presieduto da un capo di governo». E ancora: «Il presidente della Repubblica presiede il Consiglio dei ministri e può dare mandato al capo del governo di sostituirlo».

Dunque, quali margini di manovra avrà effettivamente l’accademica di fama internazionale Bouden Romdhane è il grande interrogativo che tutti si pongono a Tunisi. Nel sistema in vigore fino allo scorso 25 luglio, quando la presidenza ha invocato l’articolo 80 della Costituzione per mettere fra parentesi Parlamento, governo e pure magistratura, la maggior parte del potere esecutivo era nelle mani del governo.

Hichem, vicino al partito islamista moderato Ennahda, uscito vincitore dalle urne dell’autunno 2019 anche se sensibilmente ridimensionato, ha finito per pagare anche per i suoi predecessori, incapaci di avviare riforme economiche e sociali efficaci. Travolto da una crisi politica acuita dalla pandemia di Covid-19, l’ex ministro degli Interni è scomparso dalla scena, dopo insistenti voci di corridoio sul probabile coinvolgimento dei servizi segreti egiziani nel “golpe di luglio”.

Dopo un mese di “stato di eccezione”, si ricorda che il 24 agosto il presidente Saied ha prorogato «fino a nuovo avviso» il congelamento della Camera dei rappresentanti (il sistema tunisino è mono-camerale). Ad oggi, le prerogative parlamentari sono ancora sospese, così come l’immunità dei deputati. Il 12 settembre scorso Saied ha parlato apertamente di una riforma della Carta del 2014, precisando che «le Costituzioni non sono eterne» e si possono modificare sulla base del concetto di volontà-sovranità popolare.

Secondo i detrattori di Kais Saied, la scelta di una donna premier sarebbe una mossa propagandistica astuta con cui rimandare al mittente le accuse di autoritarismo e i sospetti di involuzione restauratrice mossi dagli oppositori, interni e stranieri.

Chi è la nuova premier

Nata a Qairawan nel 1958, Najla Bouden Romdhane è un ingegnere minerario, docente di scienze geologiche alla Scuola nazionale per ingegneri di Tunisi. Alle spalle una lunga esperienza accademica e nella ricerca – in particolare nella valutazione sismica e nella gestione delle catastrofi – è responsabile dell’attuazione del programma della Banca mondiale presso il ministero dell’Istruzione superiore e della ricerca scientifica. È stata consigliera di sette ministri.

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