sabato 2 ottobre 2021
Applicazione rigorosa della legge per l’accusa di appartenenza a «un’associazione criminale». Rimesso in libertà. Avrebbe diffuso informazioni su un conservante velenoso «per morire in modo indolore»
Manifestazione all'Aja contro l'eutanasia e il suicidio assistito

Manifestazione all'Aja contro l'eutanasia e il suicidio assistito - Ansa

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A sorpresa la giustizia olandese ha preso una posizione decisa e attiva nei confronti del suicidio assistito, con il fermo di Jos van Wijk, presidente della Cooperativa Clw «L’ultima volontà», conosciuta per aver scoperto e diffuso informazioni su un conservante raffinato in una polvere bianca da assumere «per suicidarsi in modo indolore nel giro di pochi minuti». Molto grave l’accusa iniziale: «Appartenenza a un’associazione criminale». Il suo arresto non è stato convalidato, ma rimane sospettato. Ricordiamo che per legge «chi aiuta una persona a suicidarsi, quindi con premeditazione, procurandogli il mezzo necessario per uscire di vita, è punibile con una pena di 3 anni di carcere».

Già dal 2017 Clw era sotto l’attenzio- ne della magistratura, cioè da quando cominciava ad organizzare incontri fra i soci sull’uso di questa sostanza, che si poteva acquistare via Internet con ordini non inferiori a 9 tonnellate (ma per morire basta ingerirne 2 grammi): nella loro sede era già stata installata una cassetta di sicurezza, a scomparti, dove le persone potevano riporre e poi adoperare la dose necessaria per suicidarsi una volta acquistata la quantità ingente di conservante.

Fra gli iscritti (all’epoca 3.000, oggi ben 27.500), c’è un uomo di 28 anni di Eindhoven, denunciato lo scorso luglio, ritenuto responsabile di aver consegnato il prodotto letale a cento persone: sei si sono effettivamente suicidate. L’ultima, nel maggio 2021, è stata una donna di Best (nel Nord Brabant). Fra gli altri capi d’imputazione, oltre a quello di suicidio assistito, la violazione sulla vendita di farmaci a privati e riciclaggio di denaro. Il pubblico ministero, dopo il clamore provocato dalla notizia, ha dovuto chiarire «che le indagini sono in corso e anche sul coinvolgimento di Van Wijk», e pertanto «non si possono ancora trarre conclusioni finali».

La prima reazione di Randy e Caroline Knol, genitori di Ximena, una dolcissima ma infelice ragazza che nel 2019 si era suicidata dopo aver acquistato sul Web (da allora ne è stata impedita la vendita) la sostanza letale, è stata di «sollievo» e finalmente «fiducia» nella giustizia, a cui da tempo si chiedeva di intervenire nel sottobosco dei suicidi assistiti. Dopo la morte della figlia, hanno fondato un’associazione con il suo nome per sostenere psicologicamente i giovani affetti dal «disperato desiderio di morire », aiutandoli a superare il dolore senza rinunciare alla vita.

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