Pedro Sanchez in Parlamento (Ansa)
Nuova bocciatura al Parlamento spagnolo per Sanchez, tre mesi dopo le elezioni e dopo la bocciatura di martedì scorso. Il leader socialista Pedro Sanchez non ha avuto, neanche in questa seconda votazione al Congresso, la maggioranza necessaria per ottenere l'incarico a formare un nuovo governo. Ora si avvicina lo spettro del ritorno alle urne, quarta volta in quattro anni.
Il leader del Partito socialista (Psoe) ha perso l'investitura a premier ottenendo 124 voti a favore e 156 contrari, con 66 astenuti. A favore di Sanchez si sono schierati solo i deputati del Psoe e Jose Maria Mazon del Partido Regionalista della Cantabria (Prc); contro il leader dei socialisti hanno votato il Partito Popolare (Pp), Ciudadanos, Vox, Junts per Catalunya, Navarra Suma e Coalicion Canaria. Tra gli astenuti, Podemos, il Partito nazionalista basco (Pnv), i valenciani di Compromis, Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc) e i nazionalisti baschi di sinistra di Bildu.
Cruciale è stata l'astensione della sinistra radicale di Podemos di Pablo Iglesias, con il quale non è stato raggiunto un accordo per un governo di coalizione delle forze di sinistra, nonostante gli intensi negoziati. i socialisti non avevano accettato l'ultima offerta di accordo, in cui si garantiva il sostegno a Sanchez in cambio del ministero del Lavoro. Lo stesso Sanchez nel suo intervento in aula aveva confermato il fallimento delle trattative, usando toni molto duri verso Iglesias. «Signor Sanchez crede che si sia rivolto a noi con il rispetto che si merita un possibile alleato di governo?» ha replicato Iglesias, sempre in aula. «È molto difficile negoziare un governo di coalizione 48 ore prima dell'investitura e facendo filtrare tutto alla stampa».
A questo punto Sanchez avrà due mesi di tempo per riprovare, e in caso di esito nuovamente negativo la Spagna andrebbe il 10 novembre a nuove elezioni, le quarte in quattro anni.