mercoledì 4 gennaio 2017
La tregua vacilla, mentre Ankara annuncia l'apertura del tavolo. Per Ergodan gli sforzi con Mosca avranno «sviluppi promettenti», ma è già chiaro che in Kazakhstan non ci sarà l'opposizione anti-Assad
Il 23 gennaio ad Astana i colloqui di pace
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La tregua, traballante e a singhiozzo, deve durare per forza almeno due settimane. E' il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, citato dalla russa Tass, ad annunciare che i colloqui di pace di Astana, in Kazakhstan, inizieranno il 23 gennaio. Per questo già da lunedì «esperti» russi saranno ad Ankara per definire la pace russo-turca con l'Iran solo un passo indietro, nel ruolo di super-garante. Teheran «deve riaffermare la sua autorità sui militanti sciiti e il regime in Siria» per interromperne le «violazioni» del cessate il fuoco, ha precisato lo stesso Cavusoglu. Intanto mercoledì la battaglia si è riaccesa, violenta, nella Valle di Barada da cui giungono gran parte dei rifornimenti idrici per Damasco. Lo scambio di accuse fra i ribelli e il governo su chi ha veramente avvelenato le condotte che giungono nella capitale sono un trito canovaccio che da cinque anni ormai va in scena nella guerra civile - anche mediatica - siriana.

Quel che andrà in scena ad Astana, è invece un vero inedito: prove di "pax siriana" sotto l'ombrello protettivo di Russia e Turchia, scopertisi di recente alleati di ferro a poco più di un anno da quando il 24 novembre del 2005 Ankara abbatté un jet russo che aveva sconfinato nei cieli turchi. Un asse di ferro che esclude gli Usa, impegnati negli stessi giorni del vertice, nell'avvicendamento Obama-Trump alla Casa Bianca, e che lascia l'Onu nel ruolo di spettatore di lusso. «Lavoriamo per trovare una soluzione politica» ha dichiarato il presidente turco Erdogan che ha salutato «sviluppi promettenti» negli sforzi di Russia e Turchia per raggiungere un cessate il fuoco permanente. Il cambio di mano a Washington corrisponde a un cambio di passo fra Damasco, Mosca e Ankara. Una "pax siriana" che vuole far dimenticare l'autostrada del jihad lasciata correre, fino a pochi mesi fa, dallo stesso Erdogan verso i ribelli siriani per sconfiggere l'allora arci-nemico Assad. Una cappa che vuole includere sotto la stessa definizione di «terroristi» i curdi del Rojava, nel Nord della Siria, e l'opposizione anti-Assad legata al nebuloso cartello del Consiglio nazionale siriano. Un puzzle russo-turco con troppo buchi, e non solo nella Valle di Barada, per pensare che la tregua possa tenere. Dopo quello di Aleppo, secondo gli osservatori internazionali, si prepara l'assedio e l'evacuazione da Iblib in mano ai «ribelli». Una decina di gruppi dell'opposizione ha già minacciato di far saltare il tavolo di Astana, per una "pax siriana" che sembra già scritta. Ma al tavolo, par già di capire, siederanno solo i vincitori.

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