Il giudice e il Presidente. Kavanaugh e Trump (Ansa)
Il Senato americano ha approvato ieri - con 50 assensi e 48 opposizioni - la nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, e il presidente Usa Donald Trump si accingeva a investirlo in una cerimonia privata già in serata.
Durante le oltre 24 ore trascorse tra il voto procedurale di venerdì - che aveva consegnato 51 assensi contro 49 al magistrato accusato da tre donne di aggressione sessuale - e quello finale, i legislatori della Camera alta del Congresso si sono succeduti al podio nel tentativo di ingrossare le fila dei sostenitori o dei detrattori di Kavanaugh, non risparmiando le parole. Con 51 seggi, il controllo repubblicano del Senato corre sul filo del rasoio e anche una sola defezione avrebbe potuto essere fatale alla nomina, da parte del presidente Donald Trump, del secondo giudice conservatore in seno al massimo organo giudiziale americano, con un sicuro impatto sulle elezioni di metà mandato del mese prossimo. Per contro, con una Corte Suprema a maggioranza conservatrice sono in gioco molte questioni chiave relative all’immigrazione, all’aborto, e al diritto di voto, e non stupisce quindi che i democratici abbiano giocato il tutto per tutto.
Come previsto, però, nessun sostenitore del 53enne giudice ha mutato la propria opinione e, in assenza del senatore del Montana, Steve Daines - al matrimonio della figlia - Lisa Murkowski dell’Alaska ha preferito fare registrare solo la propria presenza invece che, come aveva fatto venerdì, rompere le fila del partito dell’elefantino. La senatrice ha potuto esprimersi contro il giudice, incurante delle conseguenze, in quanto dovrà affrontare la rielezione solo tra quattro anni.
Una situazione opposta a quella del democratico Joe Manchin, che non potendo permettersi di deludere l’elettorato conservatore del suo stato, la West Virginia, in vista del voto di midterm, si è schierato a favore di Kavanaugh.
Gli oppositori politici non si danno per vinti e - mentre continuano le proteste e gli arresti - cinque membri della Commissione Giustizia della Camera si preparano a proseguire l’indagine sul giudice, cercando di andare a fondo delle accuse contro di lui dopo l’affrettata e limitata inchiesta dell’Fbi.
Secondo il capogruppo della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, l’azione democratica ha però avuto un effetto boomerang, «riuscendo a fare quello che Gop (grand old party) aveva difficoltà a fare, ovvero motivare la base» di elettori repubblicani. E anche le proteste, sia all’interno della sede del Senato che a Capitol Hill, sono state congedate dal capo della Casa Bianca come organizzate e pagate dai liberal, quale il miliardario George Soros, concludendo che ieri era «un gran giorno per l’America».