Il generale Tricarico - ANSA
«Ho trovato superficiale e anche un po’ irresponsabile il modo piuttosto sbrigativo, la rapidità sospetta con cui la comunità internazionale la liquidato la proposta di pace in 12 punti avanzata da Pechino». Non nasconde la sua delusione il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, oggi presidente della fondazione di analisi strategica Icsa. «Poteva, e spero possa ancora essere, una buona base di partenza, un primo punto di riferimento per far decollare una trattativa vera che porti alla cessazione delle ostilità. A meno che... ».
Perché parla di «rapidità sospetta»?
Sembra nascondere una prevenzione, un pregiudizio radicato. In realtà più che un piano definito esso esprime una “visione” attraverso una lista di concetti. I punti centrali sono contenuti nei primi due dei 12 articoli, che fanno riferimento alla sovranità e alla integrità territoriale.
C’è chi ha messo in dubbio che il rispetto della sovranità comprendesse le aree illegalmente annesse...
I cinesi sono chiari quando all’articolo 1 fanno riferimento all’Onu, e affermano che «il diritto internazionale universalmente riconosciuto compresi gli scopi ed i principi della Carta delle Nazioni Unite deve essere rigorosamente osservato». Una affermazione che sgombra il campo dalle insinuazioni malevole. Il secondo concetto è quello della sicurezza, citato all’articolo 2: «La sicurezza di un Paese non dovrebbe essere perseguita a spese di altri». E ancora: «La sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo i blocchi militari». Qui l’allusione alla Nato e alla sua politica di espansione è fin troppo chiara. Ed i cinesi hanno ragione. La Nato si deve fermare, doveva farlo già prima come informalmente era stato promesso a Gorbachev.
Si è sostenuto che manca un impegno al ritiro.
Ma come dicevo può ritenersi implicito, contenuto nel principio del rispetto della sovranità e del diritto internazionale universalmente riconosciuto. La Cina lascerebbe intendere che l’integrità territoriale di un qualunque Paese non si discute, purché ognuno possa sentirsi sicuro in casa propria, senza dover temere il «continuo abbaiare alle proprie frontiere», come ebbe a dire tempo fa Papa Bergoglio con un’espressione particolarmente efficace.
La Nato dovrebbe rimanere congelata agli attuali confini e la Russia dovrebbe lasciare i territori occupati. La Cina sosterrebbe una trattativa di pace su queste basi?
Così si legge nel documento e non vedo come i cinesi potrebbero rimangiarsi la parola.
Manca anche l’impegno a proteggere i russi di Ucraina e Crimea.
Quello è il punto più dolente e complicato sul quale serve il massimo impegno di tutti. La Cina forse sull’argomento glissa anche per i suoi problemi interni in prospettiva con tutte le minoranze da governare. Ma non penso si opporrebbe all’inclusione nel piano di pace di clausole a tutela delle minoranze russe in Ucraina.
Su queste basi quali sarebbe il compito dell’Europa e dell’Italia al suo interno?
Un gruppo di Paesi come il nostro, la Francia la Germania la Spagna ed altri “volontari” dovrebbero formare un “pacchetto di mischia” per contribuire a convincere Biden a promuovere un negoziato sui tre pilastri individuati: rispetto della sovranità, congelamento dei confini della Nato, e tutela delle minoranze russe.
E gli altri dieci articoli?
Sono piuttosto condivisibili, alcuni persino scontati, e ci si può lavorare tranquillamente: cessazione delle ostilità e ripresa dei colloqui di pace, affronto della crisi umanitaria, protezione dei prigionieri di guerra, sicurezza dal nucleare civile e bellico, esportazione del grano, stop alle sanzioni (qui ci sarà un po’ da discutere ma alla fine occorrerà farlo), cooperazione internazionale in materia di energia, approvvigionamento alimentare, finanza e ricostruzione post bellica.
Un documento da riprendere in mano, quindi?
Valeva la pena, e vale ancora la pena, vedere le carte prima di bocciarlo. Cercando di capire se, magari con qualche integrazione, il passo cinese non possa rappresentare una prima base di discussione per arrivare finalmente a fare tacere le armi, bloccando una pericolosissima escalation, nell’interesse di tutti.