venerdì 13 gennaio 2017
Padre Joaquín Hernández Sifuentes, 43 anni, si batteva contro i narcos: era scomparso il 3 gennaio nello Stato di Coahuila. Il vescovo José Raúl Vera López: «Viviamo in una società sfasciata»
Padre Joaquín Hernández Sifuentes (al centro) aveva 43 anni e si batteva contro i trafficanti di droga

Padre Joaquín Hernández Sifuentes (al centro) aveva 43 anni e si batteva contro i trafficanti di droga

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Per dieci giorni, la comunità di Saltillo, nel nord del Messico, s’è aggrappata a un sempre più esile filo di speranza. Cattolici e non hanno accompagnato con la preghiera e l’affetto i familiari e la diocesi. Alla fine, però, la tragica realtà della narco-guerra s’è imposta con violenza. E, nella notte di ieri, il cadavere di padre Joaquín Hernández Sifuentes è stato ritrovato dalle autorità statali. Il sacerdote, 43 anni, della chiesa del Sagrado Corazón di Aurora, era scomparso il 3 gennaio. Il giorno successivo avrebbe dovuto prendersi qualche giorno di vacanza. Per questo, il parroco, Rodolfo Pachicano, s’era accorto della sparizione solo il sabato successivo, il 7 gennaio, quando il prete non s’era presentato per riprendere il lavoro pastorale. Uno degli amici più fidati, Víctor Sifuentes Méndez, dopo averlo chiamato più volte al telefono senza ottenere risposta, era entrato nella sua camera. Là aveva trovato le valigie intatte e gli occhiali, senza i quali padre Joaquín non si sarebbe mai spostato. A quel punto, sono scattate le ricerche e il pubblico appello del vescovo di Saltillo, monsignor Raúl Vera.

L’ultimo a vedere il sacerdote vivo è stato un vicino: il 3 gennaio l’avrebbe notato mentre saliva con due ragazzi sull’auto. La stessa vettura ritrovata poi nella Colonia Residencial Cuauhtémoc, nello Stato confinante di Nuevo León. Proprio seguendo la pista della macchina, le autorità sarebbero riuscite ad arrestare due sospetti. La loro confessione avrebbe portato a ritrovare il corpo di padre Joaquín, insieme a quello di altre due persone, a Parras de la Fuente: il religioso, affermano i medici, è stato massacrato di botte fino ad ucciderlo. La guerra tra Stato e gruppi criminali – sostenuti da pezzi corrotti di istituzioni – ha raggiunto un livello di brutalità senza precedenti. In dieci anni, le vittime sono oltre 250mila.

Il Coahuila è uno dei maggiori buchi neri, come più volte denunciato dal vescovo, da sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani, con il centro, da lui creato, Fray de Larios “Viviamo in un ambiente sfasciato, in una società fracassata, e i sacerdoti non vivono sotto una campana di vetro”, ha detto, nell’annunciare la morte del sacerdote, monsignor Vera. Proprio i preti - per il loro impegno sociale, come nel caso di padre Joaquín – sono considerati bersaglio da parte dei narcos. L'anno scorso, il crimine ne ha massacrati tre, oltre a quattro catechisti. Come sottolinea Il Sismografo, dal 2006, i sacerdoti assassinati in Messico sono ormai 37.

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