Domenica si sono svolte le elezioni parlamentari in Romania - ANSA
Un filo rosso (e russo) che lega Paesi già parte dell’Unione Europea a quelli che vorrebbero aderire al Club di Bruxelles. Per questi ultimi, fra il dire e il fare c’è di mezzo la Russia. Ma anche dove la Ue è già una realtà, l’ombra di Mosca si allunga per destabilizzare e, possibilmente, far infrangere il sogno europeo. In qualche caso aiutata da Paesi, come l’Ungheria di Orban, che con i valori sanciti nella Costituzione europea hanno poco a che vedere.
Dalla Romania arrivano brutte notizie per la seconda settimana consecutiva. Dopo l’affermazione a sorpresa di Calin Georgescu, candidato di estrema destra e filorusso al primo turno delle presidenziali, ieri si sono tenute le elezioni parlamentari. I social-democratici sono il primo partito con oltre il 23% dei consensi, ma c’è poco da festeggiare. Non solo un governo di coalizione è praticamente impossibile, ma il blocco dei partiti di estrema destra ha sfondato il 32% dei consensi. Fra queste formazioni politiche, c’è anche l’Alleanza per l’unità dei romeni, l’ex partito proprio di Georgescu, che ha politiche in tutto e per tutto simili al candidato presidenziale e che da solo ha preso il 17,8%. E gli altri due partiti di estrema destra in Parlamento non saranno filorussi, ma sicuramente sono euroscettici. Il responso delle urne rischia di pesare, e non poco, sul secondo turno, previsto la settimana prossima per l’elezione del Capo dello Stato a meno che la Corte Costituzionale non decida di annullare i risultati del primo round per irregolarità. Su entrambe le campagne elettorali si è allungata l’ombra della Russia. Forse Elena Lasconi, esponente della formazione di centro Unione salvate la Romania, riuscirà a diventare capo dello Stato. Ma l’immagine sarà comunque quella di un Paese spaccato in due.
Uno scenario molto simile a quello della Moldavia, dove il referendum per l’ingresso in Unione Europea è passato per una manciata di voti. La presidente della Repubblica, Maia Sandu, è riuscita a farsi riconfermare con il 55% dei consensi. Ma dall’altra parte c’è Alexandr Stoianoglo, candidato del partito socialista, dichiaratamente filorusso e che per molti osservatori ha avuto un risultato che è andato al di là delle più rosee aspettative. Un’altra performance sulla quale pesa il sospetto di un ‘doping elettorale’ per mano del Cremlino.
Di certo, almeno in Georgia, i dubbi sembrano diventati certezze, anche se non cambiano lo stato delle cose. Il Partito Sogno Georgiano, accusato di essere filorusso e che ha vinto le elezioni dello scorso 26 ottobre in mezzo a fiumi di polemiche per brogli e intimidazioni, ha sospeso la richiesta di ingresso in Unione Europea fino al 2028. Subito dopo la sua elezione, per tranquillizzare le migliaia di persone in piazza, il premier, Irakli Kobakhidze, aveva assicurato che l’adesione al club di Bruxelles era una priorità per il suo esecutivo. L’opinione pubblica gli ha creduto così tanto, che continua a protestare pressoché ininterrottamente da ottobre, guidata dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, che ha chiesto alla Corte Costituzionale di annullare l’esito del voto ed è pronta a dare vita a un vero e proprio partito ombra, soprattutto dal prossimo 14 dicembre, quando verrà sostituita alla prima carica dello Stato da un filorusso scelto da Sogno Georgiano.
Chiude questa rassegna chi dalla Russia è stata invasa. L’Ucraina da tre anni sta combattendo una sanguinosa guerra contro Mosca. Una guerra di invasione e un conflitto convenzionale. Ma per anni il Cremlino ha tentato di controllare la politica locale con premier che cercavano di ostacolare il cammino del Paese verso l’Ue.