Dopo che il presidente Donald Trump ha alleggerito in parte la sua posizione contro il Qatar, il segretario di Stato, Rex Tillerson, ha formalmente chiesto a Arabia Saudita, Bahrein, Egitto ed Emirati Arabi Uniti di allentare il blocco e la pressione su Doha, con cui hanno rotto ogni tipo di relazione, perché questa intransigenza danneggia la lotta contro il Daesh. Allo stesso tempo, dando prova di “cerchiobottismo” o diplomatica equidistanza, il capo della diplomazia Usa ha esortato Doha a «fare di più e più rapidamente» per combattere il terrorismo, mentre il sovrano al-Thani ha respinto l’invito di Trump alla Casa Bianca.
Ricompare al-Zawahiri
Sembra quindi che dopo le parole incendiare di Trump, nell’amministrazione c’è chi abbia capito che l’escalation tra i Paesi sunniti del Golfo rischia di incrinare la colazione anti-Daesh e gli interessi americani nella regione. L'atteggiamento americano appare comunque ondivago. Perché dopo le dichiarazioni del suo ministro degli Esteri, rivolte agli alleati dei Paesi arabi, il presidente è tornato a incalzare Riad: "Il Qatar deve smetterla con il finanziamento del terrorismo, con l'insegnamento dell'odio", ha detto durante un punto stampa con il presidente della Romania Klaus Iohannis, che è in visita a Washington. "Il mio compito è tenere la nostra gente al sicuro", ha sottolineato Trump, ringraziando poi l'Arabia saudita, che ha deciso assieme ad altri Paesi del Golfo di rompere le relazioni diplomatiche con Doha.
Dopo mesi di silenzio, intanto, è ricomparso in audio il leader di al-Qaeda (per molti surclassato dal figlio di Benladen, Hamza) Ayman al-Zawahiri: l’egiziano fa «appello all’unità tra i musulmani contro i nemici», come ha riferito il sito di monitoraggio Site.