La semina resta impossibile: un carro armato russo abbandonato con le munizioni in una fattoria di coltivatori di grano a Snihurivka, nel sudest dell’Ucraina - Reuters
Con i campi imbottiti di mine e rimasti a corto di quattrini, molti agricoltori ucraini semineranno nella prossima primavera una superficie minore di terreno coltivabile. È uno degli effetti del conflitto. Un altro durissimo colpo all’economia del Paese e alle forniture alimentari globali, mentre Mosca pone nuove condizioni per la proroga del corridoio navale del grano che scade fra tre giorni.
La produzione e le esportazioni sono crollate l’anno scorso a causa della guerra, facendo salire bruscamente i prezzi delle principali materie prime. Non bastassero le conseguenze dirette del conflitto, come i bombardamenti, il lancio di bombe a grappolo che trasforma le pianure coltivate in trappole esplosive, bisogna tenere in conto un altro degli effetti più duri. Migliaia di uomini hanno lasciato le campagne per unirsi alle forze di difesa territoriale. Altri vengono convocati nei distretti militari proprio in queste settimane. A giorni ci si attende una nuova controffensiva che ha necessità di togliere braccia ai campi per consegnarle alle trincee. L’Ucraina può effettuare spedizioni da soli tre porti sul Mar Nero, che funzionano a metà della loro capacità. L’accordo per il corridoio marittimo negoziato attraverso la Turchia e sotto la sorveglianza dell’Onu scadrà il 18 marzo e Mosca intende rinnovarlo a due condizioni: la cessazione dell’embargo sull’export russo degli stessi prodotti agricoli e la proroga del corridoio solo per altri due mesi, anziché i previsti 120 giorni. “Le Nazioni Unite faranno tutto il possibile per preservare l’integrità dell’accordo e garantirne la continuità”, ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite Ocha. La tagliola dei due mesi imposta da Mosca, infatti, non consente neanche la programmazione del carico dei bastimenti che affrontano settimane di navigazione.
Approvvigionarsi di fertilizzanti e sementi è diventata una missione costosa, con i prezzi sempre in crescita e la capacità di esportazione sempre limitata a causa dell’occupazione russa di alcune aree. La logistica interna ha un tariffario esorbitante. I trasportatori hanno visto aumentare il costo del carburante, i pezzi di ricambio dei mezzi arrivano con il contagocce e il rischio di finire sotto al fuoco incrociato non è solo una ipotesi. Mettere mani all’aratro è diventato un mestiere per impavidi. La divisa da coltivatore è oramai più simile a quella di un artificiere che a quella di un trattorista. Elmetto balistico con visiera antischegge; giubbetto antiproiettile con piastre d’acciaio su tutto il torace. Non passa settimana che qualche bracciante non ci rimetta qualche arto, e non di rado la vita. Alcuni funzionari ucraini stimano che nelanche le aree dove le ostilità si protraggono da più tempo fino a un terzo dei terreni coltivati siano minati. Solo a febbraio due contadini sono rimasti uccisi da una mina mentre coltivavano un campo vicino al villaggio di Dobrianka, a poca distanza dalla città di Kherson. Il loro trattore è stato completamente devastato e la quantità di detriti sparsi nell’orto non ha permesso di identificare il tipo di esplosivo. Nella stessa zona un altro civile è rimasto ferito in circostanze analoghe vicino al porto fluviale di Kherson.
«Quasi tutte le colture sono in perdita», va ripetendo Dmitry Skornyakov, amministratore delegato di HarvEast, uno dei più importanti produttori agricoli. Le aziende che coltivano la maggior parte dei campi ucraini sono a corto di grivne. Ne servirebbero 40 miliardi (quasi un miliardo di euro) per svolgere i lavori primaverili, specie per la raccolta stagionale di mais, semi oleosi e ortaggi. Denys Marchuk, vicepresidente del Consiglio Agrario Ucraino, la più grande organizzazione di agricoltori, si aspetta che la semina di granturco «crolli del 20% rispetto allo scorso anno, che a sua volta aveva registrato una perdita del 27%».
A guadagnare dal calo di produzione ucraina non sarà solo la Russia. Tenteranno di sopperire gli agricoltori degli Stati Uniti, che hanno in programma di incrementare le piantagioni di mais. Gli analisti di Kiev prevedono un aumento dei prezzi al consumo per effetto del minore raccolto. E nessuno crede che quella della crisi agricola non sia un’altra delle armi non convenzionali usate in questa guerra.