Padre Juan Pablo Nuñez, 37 anni
"Prendi i soldi, chiudi la bocca o ti bruciamo”. Il messaggio era fin troppo chiaro. Padre Juan Pablo Nuñez, però, no ha obbedito. Al contrario, ha deciso di rilanciare. Lo stesso giorno che ha ricevuto la minaccia – giovedì scorso – ha inviato un messaggio whatsapp ai fedeli della parrocchia Maria Regina di Rosario. “Da qualche mese, la violenzaè cresciuta per la vendita di droga. Ho preso contatto con le autorità e ho denunciato. Ci sono residenti del quartiere costretti a spacciare o a tacere”.La risposta dei narcos è arrivata meno di 48 ore dopo. All’alba di domenica, otto pallottole calibro 9 hanno perforato la porta della chiesa per conficcarsi sulla parete dietro l’altare. Altri sette proiettili hanno sfregiato la facciata del collegio Paolo VI, di fronte. “Sono stati i trafficanti del quartiere. Pensano di spaventarmi. Ma non ho paura”, ha raccontato il sacerdotedi 37 anni, da quattro parroco a Maria Regina. La chiesa è situata a Larrea, una delle zone più difficili della città, considerata la capitale argentina del traffico di stupefacenti.
Argentina, fabbrica di droga
A lungo Paese di transito, con l’inizio del XXI secolo, l’Argentina è diventata luogo di produzione di stupefacenti. I malviventi mimetizzano i laboratori per la lavorazione della cocaina e la fabbricazione di droghe sintetiche all’interno delle baraccopoli. Gli scarti - in particolare il cosiddetto "paco" - vengono venduti ai loro abitanti che vengono di fatto “presi in ostaggio” dai narcos. Come accade a Larrea. “Molti ragazzini sono obbligati a fare i corrieri o a spacciare in loco. Li attraggono regalando loro moto e denaro. E’ una situazione insopportabile”, afferma padre Nuñez che ha ricevuto la solidarietà dell’arcivescovodi Rosario, Eduardo Martín. Giovedì, quest’ultimo celebrerà la Messa a Maria Regina in segno di vicinanza al sacerdote minacciato e alla comunità di Larrea.“Le autorità prendano le misure adeguate per frenare la situazione di violenza”, ha affermato l’arcivescovo.