Dopo mesi di scambi e "colloqui
costruttivi" con il governo polacco conservatore guidato da
Beata Szydlo
, la Commissione europea ha deciso oggi di inviare
a Varsavia "un'opinione scritta" sul rispetto dello stato di
diritto. Come ha spiegato il vicepresidente Frans Timmermans,
"nonostante le discussioni proficue e costruttive con il
governo, non è ancora stata trovata una soluzione" ai problemi
sollevati da Bruxelles. Si tratta in particolare di questioni
legate alla riforma della Corte costituzionale e alla sua
composizione. "La commissione non intende essere coinvolta nel
dibattito politico interno in Polonia, ma è sua
responsabilità garantire che tutti i paesi Ue rispettino lo
stato di diritto", ha spiegato. La decisione di oggi
rappresenta "un giro di vite", ha detto, e punta a proseguire
il dialogo "per aiutare la Polonia a trovare una soluzione".
L'adozione, da parte della
Commissione, dell'"opinione" rappresenta "la prima tappa del
processo previsto dal quadro per lo stato di diritto".
L'esecutivo esprime in modo formale le sue preoccupazioni e
"serve a orientare il dialogo in corso con le autorità
polacche, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione". Secondo
Timmermans "il dialogo costruttivo deve ora tradursi in misure
concrete per risolvere il rischio sistemico che pesa sullo
stato di diritto in Polonia". È la prima volta che l'esecutivo comunitario va avanti
in un processo di valutazione sul rispetto dello stato di
diritto, da quando questo è stato inserito nell'ordinamento,
l'11 marzo 2014.
Le preoccupazioni di Bruxelles riguardano in particolare
la
nomina dei giudici del tribunale costituzionale, la legge del
22 dicembre scorso sul funzionamento dello stesso tribunale e
l'efficacia del controllo costituzionale delle nuove leggi
adottate e promulgate nel 2016.
Ora le autorità polacche sono invitate a rispondere
all'opinione della Commissione, e sulla base di tali
osservazioni, Bruxelles proseguirà il dialogo con Varsavia; ma
se non si rimedierà "in un tempo ragionevole" a tali
preoccupazioni, la Commissione potrà formulare una
"raccomandazione" sullo stato di diritto. In questo caso, si
passerebbe alla
seconda fase del processo per lo stato di
diritto, che fissa scadenze precise per risolvere la questione.
Se questo non avviene, si passa alla procedura prevista
dall'articolo 7 del trattato, che scatta in caso di "chiaro
rischio di grave violazione dei valori Ue" e prevede una fase
"preventiva" e in ultima istanza un meccanismo di sanzioni.