Manifestazione in memoria dei desaparecidos a Santiago - Ansa
A poco meno di due anni dalla storica sentenza, il "processo Cóndor" inizia a rendere giustizia ai desaparecidos italiani delle dittature latinoamericane degli anni Settanta. Il procuratore generale Pietro Maria Catalani ha inviato alle autorità cilene la richiesta di arresto provvisorio nei confronti dell'ex colonnello Rafael Francisco Ahumada Valderrama, dell'ex sottoufficiale Orlando Vásquez Moreno e dell'ex brigadiere Manuel Vásquez Chahuán, condannati all'ergastolo per l'assassinio e la scomparsa dei connazionali Juan José Montiglio e Omar Venturelli durante il regime di Augusto Pinochet. I tre ex militari non hanno fatto ricorso, i loro verdetti, dunque, sono definitivi. Gli altri ventuno coimputati sono, invece, in attesa della decisione della Cassazione, prevista l'8 luglio. «Finalmente comincia ad arrivare la giustizia. In questo momento, non possiamo fare a meno di ricordare con affetto e gratitudine Rina Belvederessi, Fresia Cea e Filma Canales, donne coraggiose che hanno presentato la denuncia con cui è stato aperto questo processo e ora non sono più con noi», ha detto Jorge Ithurburu, presidente dell'associazione 24 marzo, il cui lavoro è stato determinante per il giudizio italiano.
Quest'ultimo ha portato alla sbarra, per la strage di 23 cittadini di origine italiana, il "Piano Cóndor", progetto di collaborazione tra le dittature continentali per sterminare gli oppositori, reali o presunti. Montiglio, scorta personale del presidente deposto Salvador Allende, venne arrestato il giorno del golpe, l'11 settembre 1973 e fucilato 48 ore dopo. Venturelli, attivista in favore dei diritti dei Mapuche, fu costretto a consegnarsi alla caserma Tucapel di Temuco il 25 settembre 1973. Fu visto, per l'ultima volta, il 10 ottobre successivo.