È stata una Pasqua sotto le bombe a Zaporizhzhia. Nella notte fra sabato e domenica due missili russi hanno colpito un quartiere residenziale a nord della città. Uno dei razzi partiti dai territori occupati della regione di Zaporizhzhia, che per l’80% è controllata dalle truppe di Mosca, è caduto su una modesta villetta: sono morti un uomo di 50 anni e la figlia di 11. Fra le macerie dell’abitazione completamente devastata è stata estratta ancora viva la madre.
La villetta distrutta a Zaporizhzhia - Giacomo Gambassi
Poco distante è piombato il secondo missile. Il terzo ordigno è arrivato al mattino sul distretto di Polov radendo al suolo una scuola. Quaranta le famiglie che hanno perso le case nel capoluogo: tutte distrutte dalle esplosioni e dall’onda d’urto. Sono state evacuate sotto la pioggia che ha accompagnato tutta la giornata di festa.
La villetta distrutta a Zaporizhzhia - Giacomo Gambassi
Una festa segnata dalle lacrime, dalla sofferenza e dalla rabbia. «Non lasciamo che la speranza si spenga», ha detto il vescovo latino Jan Sobilo nelle Messe della Risurrezione. La Cattedrale è stata presidiata dai militari con il fucile a tracolla: per ragioni di sicurezza e per evitare che le spie russe potessero introdursi fra la gente. Ma è stata piena per le celebrazioni. I fedeli hanno sfidato anche il rischio degli allarmi che sono scattati più volte. È stata la Pasqua della piccola comunità cattolica di rito latino che quest’anno per la prima volta a Zaporizhzhia è stata celebrata insieme con i protestanti locali. Finora le comunità della Riforma avevano scelto di festeggiarla seguendo il calendario giuliano che scandisce la vita religiosa dell’Ucraina. Ma è lo stesso del patriarcato di Mosca e adesso è stato deciso di adeguarsi al resto d’Europa, dicono i pastori della città.
In mezzo al dolore la speranza è stata quella della fede. Le candele della pace sono entrate nella Cattedrale a dire il desiderio che la guerra possa finire al più presto. Alla comunità il vescovo Sobilo ha ricordato le parole di Cristo Risorto: «Pace a voi». Nella chiesa anche i profughi fuggiti dai territori occupati. Poi le uova da benedire che in molti casi hanno avuto i colori della bandiera ucraina. E ancora gli aiuti arrivati dal Papa alla vigilia della Pasqua che sono arrivati fin nei villaggi lungo la linea di combattimento a sessanta chilometri dal capoluogo. Soprattutto la speranza ha avuto il volto di Amelia. Nata sotto le bombe pochi mesi fa, è stata battezzata durante la veglia pasquale.